Cookie Consent by Free Privacy Policy Generator website Zollino, paesaggi di pietra

Zollino, paesaggi di pietra

Zollino, piccolo borgo della Grecia Salentina, custodisce un paesaggio singolare nelle sue campagne, disseminate di pietre fino all’inverosimile, un panorama selvaggio, che certamente fu abitato fin da tempi remoti. E’ un paesaggio che riscontriamo anche in altri angoli del Salento, ma qui, all’interno di un territorio relativamente ristretto, con una semplice passeggiata si possono ammirare diverse peculiarità.

E non soltanto monumenti riferibili alla preistoria. Qui si può osservare lo sviluppo, la crescita di queste società, che colonizzarono questa terra stanziandosi attraverso secoli e dominazioni diverse.

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Il Menhir “Stazione”, alto più di 4 metri, sembrerebbe un monolite classico del panorama salentino. In realtà, a ben guardare, sul suo lato opposto a quello che da alla strada, si nota l’impronta di una mano, ormai poco percettibile all’obiettivo fotografico, ma che dal vivo è ancora vivida e suggestiva…

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…ci riporta alla mente le mani che vediamo graffite un pò in giro, per i luoghi più frequentati dai viandanti nei secoli passati.

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Questo giro parte dalle pozzelle di Zollino, poste in periferia, dove per secoli la gente si rifornì di acqua, che in questi pozzi scavati dalla mano sapiente di provetti ingegneri, si conservava dopo le piogge. Prendendo la via opposta al paese, dall’altro lato di questo slargo, comincia l’avventura.

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Dalla via di campagna si avvista già il dolmen “Pozzelli”, scoperto nel 1984, situato sopra un banco roccioso affiorante, protetto da un vecchio uliveto.

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Alle sue spalle, quella che sembrerebbe una classica pagghiara, il ricovero dei contadini salentini… In realtà, la sua struttura interna, tenuta insieme da colossali pietre megalitiche, assomiglia più ad un monumento, a tholos, che serviva a ben altre funzioni…

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…ma per una visita al suo interno vi rimandiamo ad un’altra passeggiata che facemmo in un’altra occasione.

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Proseguendo lungo questa stretta via di campagna, dopo un percorse tortuoso, si avvista un altro monolito…

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Non sembra messa li dal caso…

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…ha una forma vagamente antropomorfa… sembra quasi una figura umana leggermente piegata, come in preghiera…

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Il grosso mucchio di pietre che la circondano sono poste lì per sorreggerla, e farla restare in piedi. Con un piccolo volo pindarico potremmo dire di essere davanti al Bethel salentino…

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Il Bethel, o Betilo è una pietra a cui si attribuisce una funzione sacra, in quanto dimora di una divinità, o perché identificata con la divinità stessa. Deriva dall’ebraico Beith-El, che significa “Casa di Dio”. I Bethel venivano innalzati già dai Sumeri, dalle popolazioni che vivevano in Mesopotamia, e che poi cominciarono a migrare verso l’Europa occidentale. L’amico Alberto Signore (Associazione Amici dei Menhir) ci suggerisce come in Salento vennero eretti dalle prime comunità cristiane, in tempi in cui non c’era la possibilità di costruire le chiese.

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Le pietre che riempiono tutto il paesaggio sono state utilizzate per la costruzione di numerosissimi ripari in pietra a secco, di ogni dimensione: quello qui sopra è talmente piccolo che ci può entrare solo un uomo, accovacciato, e stando bene attento a non urtare la testa!

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Tornando indietro verso il largo delle pozzelle, e prendendo l’altra stradina di campagna sulla sinistra, quella che porta verso Martano, dopo un lungo zig zag fra i muretti a secco, si giunge alle pozzelle più antiche, a detta dello studioso Silvano Palamà, di tutto il Salento. Siamo nei pressi del villaggio medievale di Apigliano.

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Qui, una grande quantità di pozzi sono stati coperti da pregevoli lastroni lavorati ad arte.

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Una diversa dall’altra…

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…queste vere di pozzo si susseguono per un vasta estensione.

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Il Comune di Zollino ha provveduto con gran merito a recuperare quest’area, che fino a poco tempo fa era ricoperta dagli sterpi.

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Tutti i pozzi sono ancora ben riforniti di acqua, che con grande abbondanza probabilmente attingono anche a qualche falda sotterranea.

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Si intravedono anche delle vasche, probabilmente utilizzate come lavatoi. Non lontano da qui, personalmente un’altra scoperta: un monolite, circondato da pietre e occultato dai rovi…

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L’ho notato solo grazie all’abitudine all’osservazione! A prima vista ho pensato ad un menhir…

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…tirando fuori dall’auto le mie forbici da giardino, cerco di liberarlo dalle erbacce…

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Sembra quasi un fregio di pietra leccese, levigato dalle intemperie, senza aver mai ricevuto un restauro…

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Sulla sua sommità due piccoli vani, visibilmente lavorati…

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Le pietre che i contadini gli hanno gettato intorno hanno creato un cumulo…

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…man mano che elimino i rovi… vien fuori un’altra lastra!

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Altezza lastra (ma forse è più alta perché è sopra il cumulo): 1,20 m. Larghezza: 0,53 m. Fra le due lastre: 1,30 m.

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Guardando dall’alto si nota una simmetria, all’interno fra le lastre, corrisponde una scanalatura verticale in entrambe… poteva essere un’edicola votiva?… di quelle rurali, che si incontrano in queste campagne…

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…graditissimi pareri e suggestioni di ogni lettore!

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Anche se da queste parti, le pietre suggestive, enormi, inglobate nei muretti a secco, non mancano!

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