Cookie Consent by Free Privacy Policy Generator website Luoghi e culti arcaici del Salento

Luoghi e culti arcaici del Salento

Il Salento è una terra arcana, abitata sin dalla notte dei tempi, e ovunque custodisce tracce di arcaici riti propiziatori e di fertilità che hanno animato da sempre i suoi antichi abitanti.

Anni fa venni a conoscenza di un sito, presso Valesio, in cui dall’aratura dei campi di una masseria venne fuori la statuetta in pietra di una donna, alta circa 15 centimetri, molto simile alle famose Veneri di Parabita. Una “dea”, dai grandi seni, il ventre prominente, le natiche pronunciate, il volto “nascosto”, in quella sorta di copricapo rituale dietro il quale siamo abituati a veder queste donne primordiali, e che forse potremmo rivedere nella ricostruzione di “Ostuni 1”, la donna di circa 20 anni, morta 28.000 anni fa e sepolta come una regina. Le gambe della statuetta erano molto ridotte, nell’insieme ricordava la famosa Venere di Willendorf. Insieme a lei vennero fuori altri oggetti di pietra, sepolti con essa: organi sessuali maschili e femminili, molto ben levigati, che i trafugatori della statua non hanno ritenuto degni di interesse. L’amico Giovanni Greco, a seguito della mia segnalazione, mi mostrò queste pietre, trovate a Salice Salentino, che sembra molto abbiano in comune con il “corredo” funerario di Valesio: levigatissime, e dalle forme assai simili. Un funzionario della Soprintendenza mi disse che si tratta di pietre dall’origine naturale, quindi non opera dell’uomo. Certo è però che sia a Valesio che a Salice erano sepolte nello stesso posto, tutte insieme, e quindi anche se fossero di origine naturale, sono state sepolte da mano umana. Varrebbe la pena che un archeologo scavasse nei siti di ritrovamento di questi reperti: magari potrebbe venir fuori anche lo scheletro di qualcuno, sepolto con essi. A Valesio, in quei pressi, c’è un canale pieno d’acqua, “lu nfocaciucci”, un tempo un fiume in parte navigabile. C’era un monolite, oggi caduto, che è attraversato da un foro: i famosi menanthol, tanto noti nel nord Europa, testimoni di riti riguardanti la fertilità. In Salento si trova anche il menhir del Manfìo, fra Casarano e Ruffano. E’ anch’esso una prova dei culti che si praticavano in questa terra. Le stesse Veneri di Parabita vengono da una zona dove si ritrova, ancora visitabile, la grotta della Madonna “te lu carottu” (cioè del buco), dove da tempo immemorabile, ed ancora i vecchi del paese se lo ricordano, in età adolescenziale veniva affrontato il passaggio attraverso il foro (una vera sfida, che vedeva chi non ci riusciva deriso a vita dagli altri). Sembra che questo foro fosse un’ossessione per i nostri progenitori. A Calimera si esegue ancora questo “passaggio” attraverso la pietra, ma il rito è ormai stato cristianizzato e si svolge nel giorno dopo la Pasqua. La Chiesa ha ricoperto tanti siti di origine pagana: a Morciano, un menhir fu affrescato con l’immagine della Madonna, e poi costruita attorno ad esso una chiesa, lasciandolo proprio nel cuore del tempio cristiano. Oltre alla pietra forata di Calimera il prof Alfredo Calabrese salvò dalla distruzione un’altra pietra simile, ed io personalmente ne ho documentata un’altra ancora, custodita oggi nel Museo della Civiltà Contadina di San Donato. Quindi, il rito del passaggio attraverso il foro era abbastanza diffuso. Nel Salento si trovano anche luoghi, in cui è certo vi fossero dei culti pagani. I Massi della Vecchia sono sicuramente uno di questi, sito frequentato già in epoca preistorica, come dimostrano i denti di squalo ritrovati sul terreno, che erano utilizzati come utensili da quelle genti. E a ben guardare, il terreno roccioso affiorante sotto alcuni di questi grandi monoliti, è stato sicuramente “lavorato” ad arte, squadrato, ad uso e consumo di riti che non possiamo immaginare. Sopra uno di questi massi l’archeologo Cristiano Donato Villani scoprì un’iscrizione messapica arcaica, a testimonianza dell’antica frequentazione del posto. E poi c’è uno, fra questi grandi blocchi di pietra, che a guardarlo attentamente non può nascondere la sua immagine, scolpita in maniera rozza ma significativa… Il blocco affiorante oltre il terreno, ricorda una di quelle Veneri preistoriche che siamo abituati a vedere di dimensioni molto più piccole. Osserviamo bene: verso l’alto c’è la testa, di cui si intravede una semplice fisionomia, ai lati scendono le braccia, che cingono poi la grande pancia gravida, e verso il basso due piccoli tronconi a disegnare le gambe. Esattamente come nelle Veneri di Parabita! Fra le gambe, qui notiamo un foro, a significare il sesso femminile. Si scorge anche una sorta di cavità, sopra la pancia, predisposta come ad accogliere qualcuno… forse un rito che accoglieva qualche essere umano che vi si sedeva sopra… chissà! Chiudo con un ultimo sito, assolutamente inedito, segnalatomi dall’amico Giovanni Perdicchia. Si trova in un luogo sopraelevato nei pressi di Specchia, su un grande pianoro di roccia affiorante. E’ qui, dove una sorta di struttura circolare è stata ricavata ad arte, per racchiudere una sorta di pozzella, da cui fuoriesce un canale, che discende verso un altro foro, dalla forma vagamente uterina, posto più in basso. Tutto questo è opera di mano umana, e non riguarda certamente strutture di origine contadina volte a far abbeverare animali da pascolo, anche per via delle piccolissime dimensioni, che racchiudono appunto solo un significato simbolico. Un significato che per avere senso, dobbiamo per forza di cose riportare ai tempi delle origini, di questa terra e dei suoi abitanti.

ALESSANDRO ROMANO (chi sono)

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