Cookie Consent by Free Privacy Policy Generator website Le Veneri preistoriche del Salento

Le Veneri preistoriche del Salento

A scuola mi avevano insegnato che nel Salento furono ritrovate le famose Veneri di Parabita. Crescendo, ho imparato che in realtà ce n’è qualcuna in più. Questa è una storia che mi ha fatto ammattire due anni. L’avevo scoperta per caso, mentre facevo un servizio in una vecchia masseria, situata nei pressi dell’antica città messapica di Valesio (fra San Pietro Vernotico e Torchiarolo).

La sua proprietaria è una donna appassionata ed energica, cui gli anni non hanno tolto nulla. Quel giorno mi aveva preso in simpatia, così, finito il lavoro, a telecamera spenta, mi aveva invitato a mangiare i suoi dolcetti e chiacchierare un pò. Finì con le lacrime agli occhi, raccontandomi della sua “dea”, che degli ospiti ingrati gli avevano portato via di nascosto. La “dea” era una straordinaria statuetta di pietra, alta circa 15 centimetri, molto simile alle due famose Veneri di Parabita…

veneri di parabita

Veneri di Parabita.

Aveva ospiti dei signori di Roma. Erano i giorni in cui, per via della sua attività agricola, aveva arato piuttosto a fondo i suoi campi. Ebbene, da un solco, all’improvviso, venne fuori la sorpresa: la statuetta di questa “dea”, dai grandi seni, il ventre prominente, le natiche pronunciate, il volto “nascosto”, in quella sorta di copricapo rituale dietro il quale siamo abituati a veder queste donne primordiali. Le sue gambe erano molto ridotte. Nell’insieme ricordava la famosa Venere di Willendorf, quindi siamo in un periodo precedente rispetto alle Veneri di Parabita. E il materiale con cui era stata scolpita non era osso. Questa era la donna di pietra di Valesio. Non mi fece cenno della “tomba”, o almeno se ci fosse qualcosa di simile. Insieme all’aratro vennero fuori altri oggetti di pietra: organi sessuali maschili e femminili, molto ben levigati…

veneri

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veneri

La mia cara amica non fece nemmeno in tempo ad avvertire la Soprintendenza Archeologica (come sempre aveva fatto tutta la sua vita, tanto che la stessa Soprintendenza le fa tenere in masseria tutti i reperti che vengono fuori col suo lavoro agricolo), i suoi ospiti tolsero il disturbo, portandosi dietro la statuetta. Forse non fecero in tempo a rubare anche il suo corredo. Almeno qualcosa è rimasto. Ma lei non ebbe comunque il coraggio di denunciare la cosa, temeva di non essere creduta, e poi, una sua amica le aveva fatto sapere di aver scoperto che nel gruppo dei suoi ospiti c’era anche qualcuno che aveva venduto una statua egizia al mercato nero. La sua “dea” era senz’altro perduta per sempre. Ma io non riuscivo ad accettare la cosa così facilmente! Questa scoperta doveva aiutare a riscrivere la Storia di questo tratto di Salento, evidentemente già popolato ben prima di Messapi e Romani. Qui vicino c’è un canale pieno d’acqua, “lu nfocaciucci”, un tempo un fiume in parte navigabile. C’era un menhir, oggi caduto, che è attraversato da un foro: i famosi menantol, tanto noti nel nord Europa, testimoni di riti riguardanti la fertilità. E’ anch’esso una prova dei culti che si praticavano in questa zona…

nfocaciucci

Il canale “Nfocaciucci”

Il menantol di Valesio

Il menantol di Valesio

Le stesse Veneri di Parabita vengono da una zona dove si ritrova, ancora visitabile, la grotta della Madonna “te lu carottu” (cioè del buco), dove da tempo immemorabile, ed ancora i vecchi del paese se lo ricordano, in età adolescenziale veniva affrontato il passaggio attraverso il foro (una vera sfida, che vedeva chi non ci riusciva deriso a vita dagli altri). E poco distante si erge in una zona selvaggia un altro menantol, identico a quello di Valesio…

carottu

La grotta della Madonna te lu carottu

menantol casarano

Il menantol sulle serre fra Casarano e Ruffano.

Sembra che questo foro fosse un ossessione per i nostri progenitori. A Calimera si esegue ancora questo “passaggio” attraverso la pietra, ma ne ho trovate altre di queste tracce in giro, ed a questo punto altre suppongo ve ne siano…

pietra forata calimera

Calimera, pietra forata

pietra forata san donato

San Donato di Lecce, pietra forata

pietra forata campi

Campi, pietra forata

Ho provato allora a sollevare la questione in un programma televisivo molto seguito a cui lavoro su Telerama, “Terre del Salento”, ma a quanto pare, nonostante ripetuti servizi, il tentativo è passato inosservato. Ho provato a convincere la mia amica a denunciare quel furto almeno ai Carabinieri, ma poi loro stessi mi hanno consigliato di lasciar perdere. Senza prove non si va da nessuna parte. Allora ho cercato di interessare qualche archeologo, almeno per sondare l’interesse, da parte degli studiosi, per l’opportunità di effettuare qualche rilievo nella zona, già di per sé interessante. Magari tornare proprio sul luogo del ritrovamento, e ritrovare la tomba da cui questi oggetti son venuti fuori (forse la “dea” in persona, la regina di quella tribù di un epoca matriarcale è sepolta ancora lì, o quello che ne resta!). Ma finora non ho incontrato ancora nessuno che, assieme agli organi competenti, volesse interessarsi per un’opera di scavo nella zona. 

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Un funzionario della Soprintendenza mi ha detto che questi oggetti sono pietre naturali, non lavorate dall’uomo. Però erano sepolti tutti insieme, e questa non mi sembra una casualità. A me sembrano peni e vagine della nostra preistoria. Di un tempo in cui per le creature umane era tutto, procreare, mettere al mondo bambini, costruire il proprio villaggio. Chissà, forse proprio per tramandare la propria storia, per i bambini del futuro.

venere degli alimini

La statuetta asessuata degli Alimini, da non considerare come le Veneri.

Dopo quelle di Parabita, un’altra sconosciuta e scolpita fra i Massi della Vecchia

e tralasciando la cosiddetta “Venere degli Alimini”, che non ha attributi sessuali, questa è la quarta Venere del Salento. Chissà, persa per il mondo. Queste righe per far sapere che lei c’è, e che non può essere dimenticata.

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POST SCRIPTUM

L’amico Giovanni Greco, a seguito di questo mio piccolo reportage, mi ha mostrato queste pietre della foto successiva, trovate a Salice Salentino, che sembra molto abbiano in comune con il “corredo” funerario sopra: levigatissime, e dalle forme assai simili. La storia andrebbe davvero approfondita.

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Le Veneri preistoriche del Salento

5 comments to Le Veneri preistoriche del Salento

  • Domenico Pierno  says:

    … senza parole …, sgomento!
    Ma perché queste cose succedono solo in Puglia o al massimo in Italia?
    Negligenza di chi ha il dovere di intervenire in seguito ai ritrovamenti?
    Negligenza, inettitudine o peggio volontà di cancellare un passato da nascondere perché scomodo?

    • salentoacolory  says:

      Fatico ancora ad accettare tutto questo, Domenico… solo il tempo ci darà una risposta. Spero. Intanto, mio figlio, e tutta la prossima generazione che vorrà studiare e saperne di più, non potrà mai vedere quella statuetta, né interpretarla.

      • Melvi Monno  says:

        Ho trovato anch’io pietre del genere, in Capitanata, ma mi dicono che si tratta di formazioni naturali… e liquidano la questione. Hai avuto riscontri negli ultimi anni? Grazie per la pubblicazione!

        • salentoacolory  says:

          ciao, grazie dell’interessamento e la segnalazione. Guarda, possono anche cantarmelo in musica che si tratta di pietre naturali, però nel caso di Valesio erano sepolte tutte insieme, e questo liquida il discorso “casualità”. Anche se fossero naturali, chi le ha sepolte lì aveva delle motivazioni. E poi, a Valesio, facevano compagnia ad una statuetta, che fu rubata, purtroppo…

  • Giovanni Spano  says:

    veramente molto interessanti foto e immagini compresi i commenti, buon lavoro.
    Più siamo a fare ricerche sul nostro territorio e più si contribuisce a ritrovare le nostre radici.
    Giovanni

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