Cookie Consent by Free Privacy Policy Generator website Egnazia, fra Messapi e Romani

Egnazia, fra Messapi e Romani

Manca ancora gran parte d’Italia, è vero, alle mie personali esplorazioni, però finora quello che ho provato passeggiando per Egnazia l’ho sentito solo a Pompei: un viaggio a ritroso nel tempo, non soltanto nel (adiacente) Museo, ricchissimo di ogni sorta di reperti archeologici, ma proprio fra le vie, le case, le strade di una vera e propria città d’epoca classica, giunta fino a noi.

Un’esperienza che, anche questa!, devo comunicare urgentemente ai naviganti del web, i cercatori di emozioni reali, che attraverso il mezzo virtuale vanno alla ricerca del passato.

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Egnazia (o Egnathia, in greco Eγνατία) è posta presso Fasano, fu l’insediamento messapico più a nord, situato ai confini con la Peucezia. E’ ricordata da voci importanti del panorama classico, come Plinio, Strabone (“Per chi naviga da Brindisi lungo la costa adriatica, la città di Egnazia costituisce lo scalo normale per raggiungere Bari, sia per mare che per terra”) e Orazio, che la ricorda in una delle sue Satire. E’ oggi uno dei più interessanti siti archeologici di tutta la Puglia, per via di importanti ritrovamenti di ceramiche, fra cui un particolare tipo che ha dato il nome ad uno stile decorativo del IV-III secolo denominato “stile di Gnatia”.

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La storia di questa antica città occupa uno spazio considerevole, nei secoli. Nacque nel XV secolo a.C. con un insediamento a capanne, era fiorente in epoca post-micenea. Durante l’XI secolo a.C. subisce l’arrivo di popolazioni provenienti dai Balcani, e poi, a partire dall’VIII secolo a.C. comincia il periodo messapico, che si protrarrà fino all’arrivo dei Romani: Egnazia farà parte prima della repubblica (come civitas foederata, dopo il 267 a.C. e come municipium dopo la guerra sociale) e poi dell’Impero.

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Le testimonianze più importanti del periodo messapico sono la grande cinta muraria e l’estesa necropoli: la fortificazione era dovuta al principale motivo di difesa contro la potente città greca di Taranto, e fu edificata e rinforzata a più riprese: il punto più alto, giunto fino a noi, si trova sul mare e si erge per 7 metri! Con l’arrivo dei Romani la città si dotò di un’importantissimo asse viario, lastricato, che in alcuni tratti si può ammirare ancora oggi.

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La città romana mostra oggi resti di templi, un piccolo anfiteatro, le preziosissime terme, e la classica basilica, il cui schema fu poi ripreso dalle successive comunità cristiane per le proprie chiese. Oltre a case e abitazioni, di cui restano parecchi muri e perimetri.

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Qui sopra, uno scorcio delle fortificazioni sul lato che conduce al mare…

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…i cui blocchi monolitici cominciano a erodersi, per la vicinanza del salmastro.

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Adiacente al sito archeologico c’è il meraviglioso Museo Archeologico, che nonostante le incredibili ruberie perpetrate nei secoli passati alle tombe, lascia comunque di stucco il visitatore…

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Questa piccola carrellata rende solo l’idea dell’importanza dei reperti qui custoditi, fra cui spicca il pavimento a mosaico della foto qui sopra, purtroppo danneggiato, che ci fa capire la delicatezza e la maestria degli artigiani che qui lavoravano. Egnazia, dopo la fine dell’Impero Romano, conobbe anch’essa la decadenza: con la scomparsa di un potere centrale, la crisi economica e i continui assalti di predoni dal mare, la città fu abbandonata, e gran parte dei suoi abitanti fondò gli affascinanti villaggi rupestri che si possono visitare oggi nell’entroterra. Ma questa, come si dice, è un’altra storia!

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Egnazia, dai Messapi ai Romani

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