Celebri testimonianze dell’arte classica custodita in Italia, i Bronzi di Riace sono due statue databili V secolo a.C. di provenienza greca, magnogreca o siciliota, su questo ancora non v’è ancora certezza assoluta. Furono rinvenute, in perfetto stato di conservazione, il 16 agosto 1972 nei pressi di Riace Marina (Reggio Calabria). Sono considerati assoluti dell’arte classica.
Le ipotesi sull’identità degli autori delle statue sono diverse, ma non esistono ancora elementi che permettano di stabilirne l’identità. Sono custoditi nel Museo Nazionale della Magna Grecia di Reggio Calabria.
Il modello presenta una notevole elasticità muscolare e nonostante siano diversi tra loro presentano una suggestiva bellezza e una notevole sensazione di potenza. Uno dei due sosteneva uno scudo, l’altro un’arma e forse anche un elmo.
Gli scultori della classicità usavano realizzare le statue maschili con un pene piuttosto piccolo, e questo nei tempi moderni suscita una certa ilarità. Invece c’è un motivo molto semplice, e profondo insieme, una simbologia con la quale le genti di quel periodo vivevano costantemente, nell’arte e nella vita. Un pene grande poteva significare uno scarso controllo degli impulsi e l’incapacità di agire con moderazione e saggezza. Ha spiegato il professor Andrew Lear (docente di antichità classiche ad Harvard, Columbia e New York University): “C’è un contrasto tra i genitali minuscoli senza erezione degli uomini ideali (eroi, dèi, atleti) e il pene eretto e grosso dei Satiri (esseri mezzi uomini e mezzi capra, ubriaconi e dediti alla lussuria selvaggia) e altri tipi di uomini non ideali”. “L’uomo ideale in Grecia era razionale, autorevole e intellettuale”, ha scritto la storica Ellen Oredsson. “Poteva certamente fare molto sesso, ma questo non era collegato alla grandezza del suo pene. Le sue piccole dimensioni, invece, gli consentivano di rimanere freddo e razionale”. In buona sostanza, “un uomo di valore”.
Ancora oggi, le opere della classicità, siano esse poemi, poesie, architetture, statue o dipinti, non possono che indurre alla riflessione l’umanità contemporanea.
(che ringrazia per le foto il caro amico Antonio Greco)
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