Cookie Consent by Free Privacy Policy Generator website Giuggianello: nel mondo dei Guardiani di Pietra

Giuggianello: nel mondo dei Guardiani di Pietra

Nel silenzio turbato dal fruscio delle fronde di ulivi millenari, in tempi lontani, intorno ad enormi massi modellati dal vento e monumenti megalitici plasmati dall’uomo come sepolture e come altari, nel corso di violenti temporali, le divinità sprigionavano i loro strali. Risvegliate da un sonno profondo le forze della natura si scatenavano, facendo vibrare il cielo e scuotendo la terra con fulmini, tuoni e sordi boati, che rinfocolavano nell’uomo le paure più ancestrali.

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Per esorcizzare il terrore dei fenomeni naturali, considerati alla stregua di eventi soprannaturali, in un battito di ciglia fiorirono incredibili leggende come quelle ambientate sulla collina dei fanciulli e delle ninfe, dove ancora oggi in un bosco si fanno incontri strani con stupefacenti massi di epoca miocenica dalle forme e dalle dimensioni colossali definiti “i massi della vecchia” dagli eruditi locali. Al loro cospetto si rimane in religioso silenzio per non sovrastare il rumore del furticiddhu, una rondella simile ad un fuso, che consentiva alla vecchia di filare a mano la lana.

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Ma ella non filava solo la lana. Come le parche dell’antica Grecia, velate di nero, tesseva anche il destino di quanti si imbattevano sul suo cammino in quella selva oscura, che aveva eletto a sua dimora. Coloro che, traditi dall’emozione, non riuscivano a rispondere alle sue domande venivano pietrificati, mentre quelli che superavano brillantemente i suoi quesiti sibillini venivano ripagati con un gallina con sette pulcini d’oro prezioso viatico per poter cambiare vita. E, dopo il sortilegio, la vecchia si distendeva esausta sul suo morbido giaciglio, ricavato in un unico blocco monolitico, in attesa di un nuovo giorno nella notte eterna della sua solitudine altera ed impenetrabile.

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Dolmen Stabile

Non lontano dal microcosmo megalitico della vegliarda, popolato da alberi sacri agli dei e monumenti megalitici, quali dolmen e menhir, cari agli uomini, sorse un piccolo borgo: Giuggianello, frequentato sin dal Neolitico, così come documentato dai ritrovamenti effettuati nella grotta della Madonna della Serra.

Madonna della serra giuggianello

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 L’etimologia del nome deriverebbe dal suo passato, allorquando, in un tempo lontano di cui è sbiadita la memoria, i suoi abitanti furono costretti a piantare nelle terre circostanti legioni di alberi di giuggiolo per poter sopravvivere. Ma, nel solco di un’altra leggenda, probabilmente fu il centurione romano Giuggianus, divenuto proprietario di quel fazzoletto di terra, a conferirgli il nome.

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Qualcuno lo rimanderebbe invece a Giovannello (dal latino Joannellum), ossia piccolo Giovanni, il cui ricordo aleggia nella cripta bizantina intitolata al Battista rievocato dai contadini con rituali pagani con l’auspicio di assicurarsi un buon raccolto nel retaggio della superstizione popolare difficile da estirpare.

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Il legaccio alchemico tra universo vegetale e sacro-cultuale, infatti, non si ripresentava soltanto nei culti aniconici pagani, ma anche nella tradizione cristiana rurale avvinghiata al duro lavoro dei campi, in modo particolare alla mietitura del grano e alla raccolta delle olive, in prospettiva di invocare abbondanti raccolti e scongiurare siccità e carestie. A testimonianza di quella consuetudine atavica fondamentale per la sopravvivenza ad un’intera comunità, rimane un frantoio ipogeo, dove le olive sono state trasformate in olio almeno fino alla fine del 1700.

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Giuggianello. Chiesa di Sant’Antonio Abate

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Il borgo, incrementato dai profughi del casale di Muro Leccese devastato dai Saraceni nel 924, assunse la fisionomia attuale nel Tardo Medioevo, annidandosi intorno alla chiesa matrice intitolata a Sant’Antonio Abate. Dopo la dominazione normanna varie famiglie nobiliari (Venturi, Martino, Basurto, Guarini, Veris, Lubelli) ne detennero il potere fino a quando esso non venne incamerato dal Regio Fisco. Ma la vicenda insediativa ebbe inizio nel pullulare di vita dei casali medievali di Polisano e di Quattro Macine, ormai scomparsi. In modo particolare il casale di Quattro Macine, menzionato come Quattor Macinarum nel 1219 in un diploma dell’imperatore Federico II di Svevia relativo alla chiesa arcivescovile di Otranto proprietaria del feudo, ha restituito frammenti di vita utili alla ricomposizione del sistema feudale attraverso la cultura materiale. Campagne di scavo, condotte dalla cattedra di Archeologia Medievale dell’Università del Salento, hanno riportato alla luce i resti di un villaggio di fondazione bizantina, basato su un’economia di sussistenza, che venne distrutto dalle orde turche durante l’assedio di Otranto del 1480. Al posto del casale venne innalzata una torre intorno alla quale si sviluppò una masseria fortificata, destinata anch’essa ad essere abbandonata. Gli scavi archeologici hanno evidenziato due luoghi di culto. Il primo, completamente affrescato, con pianta a navata unica terminante con abside semicircolare, riferibile al X-XI secolo, ha restituito la sepoltura di un uomo di rango di 35 anni e gli strumenti liturgici relativi al rito greco. Il secondo, a due navate con absidi gemelle di età normanna, abbandonato tra XIII e XIV secolo, era connesso ad un cimitero in funzione sino ad età angioina. Oltre ai resti scheletrici di 75 individui sono stati rinvenuti una serie di cippi tombali (di cui uno recante in greco la data del 1173-4) e diversi accessori di abbigliamento, ornamento e uso personale. Un quadro sorprendente relativo ai secoli bui di un Salento recondito da riportare alla ribalta.

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Giuggianello. Chiesa della Madonna dell’Assunta

Medioevo e Preistoria rappresentano i due volti della stessa medaglia a Giuggianello, dove da secoli le antiche memorie continuano ad essere custodite dalla pietra nella pietra. Un viaggio in questa selva di sculture naturali proietta il visitatore in una dimensione mitica esaltata non solo dalla leggenda dei massi della vecchia, ma anche da quella del sasso oscillante di Ercole, lanciato dal semidio contro i Giganti, che impedivano il suo sbarco lungo il litorale salentino, e caduto in modo tale da essere sollevato con un dito persino da un bambino. Granitico riflesso delle estenuanti sedimentazioni marine, acuite dall’erosione del vento, il monolito racchiude in sé la sacralità di luoghi popolati da spiriti ribelli e da fantasmi di orchi in grado di evocare forze occulte così come avveniva nel tempo in cui i presagi si traevano dal volo degli uccelli, dallo stormire delle foglie e dai fenomeni celesti.

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Uno scorcio di mondo fatato profondamente arcaico, imprigionato in una dimensione sacra e profana, in sintonia con le potenze della natura nelle notte magiche di luna piena, quando attraverso i tronchi scavati negli alberi cosmologici risalgono flussi di energie dalle viscere della terra per gettare un ponte tra religione e superstizione e per far luce interiore nel buio dei misteri, che ormai la mente umana ha imparato a conoscere e a dominare.

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testo di Lory Larva

fotografie di Alessandro Romano

GIUGGIANELLO FOTOGALLERY

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Giuggianello. Chiesa di Sant’Antonio Abate, interni.

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Chiesa di Sant’Antonio Abate, interni.

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Giuggianello. Cripta di San Giovanni

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Giuggianello. Massi della Vecchia

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Giuggianello. Massi della Vecchia (vedi qui per reportage)

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Giuggianello. Massi della Vecchia

torre messapica di giuggianello

Resti della torre messapica di Giuggianello, in località Madonna della Serra (vedi qui per approfondire).

grotta Madonna della serra giuggianello

La grotta Madonna della Serra, importante sito del Salento preistorico.

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Pagghiara

(Per uno speciale reportage sulla Giuggianello nascosta consigliamo un altro viaggio: clicca qui)

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