Cookie Consent by Free Privacy Policy Generator website I colossi nuragici della Sardegna: Seruci

I colossi nuragici della Sardegna: Seruci

La pietra ha forgiato l’anima antica del Mediterraneo. Dai colossi nuragici alle mura messapiche, alle piramidi egizie e i templi greci, l’origine dei popoli che hanno navigato questo mare, e colonizzato le sue coste, si trova fra le pietre: essi hanno scalfito le rocce e da esse si sono fatti modellare. Lascio ancora per un attimo il mio Salento, e ritorno in Sardegna.

Qui, fra la terra e il mare, c’è un’altra storia da raccontare, che attende, come chissà quante altre, l’immensità…

Il complesso nuragico di Seruci è una di queste. Si tratta di un importante sito archeologico che si estende su sei ettari, situato nel territorio del comune di Gonnesa, nell’Iglesiente.

E’ costituito da un nuraghe complesso, un antemurale, un esteso villaggio di capanne e almeno una tomba di giganti, ubicata sulla collina prospiciente.

I colossi nuragici della Sardegna: Seruci

Il nuraghe, in fase di scavo, ridotto ad un cumulo di macerie che si eleva per circa 14 metri di altezza sul piano di campagna…

Doveva essere certamente un nuraghe complesso (forse pentalobato) con mastio centrale a tre celle sovrapposte, circondato da antemurale turrito.

Il villaggio si compone di oltre un centinaio di capanne adagiate lungo un pendio sulla cui cima svetta la mole del nuraghe. Il Taramelli, che operò una prima campagna di scavo, mise in luce quattro capanne circolari. Fra queste, mostravano particolare interesse la capanna con bancone sedile alla base della pareti e nicchie sopraelevate entro le murature, e un’altra, cui era annesso un cortile rettangolare.

Gli interventi più recenti, concentrati su una superficie di mq 550 hanno portato all’acquisizione planimetrica di oltre 50 vani di diversa tipologia che si distribuiscono in sei isolati.

Gli isolati, di uguale estensione e medesimo impianto ad “anello”, distinti ma al contempo interrelati, si dispongono per lo più a gruppi di tre.

Gli scavi hanno interessato finora un solo isolato, costituto da 14 ambienti disposti a sviluppo centripeto attorno ad un cortile centrale: una tipica struttura abitativa dell’ultima fase della civiltà nuragica, evoluzione dei semplici aggregati di capanne monocellulari.

Il sito è stato scavato a più riprese, a partire dal 1917, quando Antonio Taramelli effettuò i primi interventi. Successive campagne sono state condotte, negli anni 1983, 1985/86 e 1988, da Vincenzo Santoni. Ma ancora molto resta forse da scoprire…

Certo è che la gente ama ancora profondamente questi luoghi. I sardi, quelli che hanno affinato l’orecchio nascosto che tutti noi abbiamo nell’animo, e che i ritmi della vita contemporanea tende a voler turare, ascoltano ancora il suono dell’anima di queste pietre…

“Il tuo richiamo è giunto a me sulle ali del vento, che impetuoso gioca su quella costa selvaggia. La voce profonda del tuo silenzio riecheggia nell’aria salmastra profumata di cisto… Ripercorro tortuosi sentieri ricoperti dalla polvere del tempo e attraverso i tuoi occhi ora vedo grandi navi giungere al tuo cospetto e le donne, in trepidante attesa, con gli occhi brillanti di lacrime e conosco i loro sospiri… percepisco l’incessante battito del loro cuore.

Vibrano le tue pietre e con loro i miei passi, si alzano le fiamme del fuoco sacro e danza la mia anima seguendo il canto sommesso dei guerrieri, un rito dimenticato mi attraversa impetuoso e le braci scintillano sotto la luna che illumina altissima un altra vita. Apro gli occhi ed è mare, terra e sole sulle ceneri di un fuoco ormai spento, nell’abbraccio eterno del signore di pietra…

É come un richiamo… una potente calamita, i tuoi passi diventano più leggeri e scopri di aver lasciato chissà dove il peso dei pensieri, non badate a chi combatte una vita per demolire la sua sacralità…

…Camminate, chiudete gli occhi e lasciate che le vertigini costringano il vostro sguardo a salire verso il cielo e la risposta verrà da sola…

Sarà l’aria salmastra che rende lucidi gli occhi, chissà, ma io oggi ho incontrato me stessa. Nuraghe Seruci, il sacro, l’anima delle pietre e il mare”.

Ho voluto chiudere questo breve racconto con queste parole di Veronica Senis, un’anima “india”, che conosce i suoi antenati, respira la loro stessa aria, che è nata qui e qui ha le sue radici, cresciute su quell’amore per la propria terra che dovrebbe animare ogni essere umano. Grazie a lei, le sue fotografie, e l’amico Daniele Melosu che le ha condivise con me. Io ricambio con gli stessi sentimenti, e giro tutto fra le pagine immense del web, augurando ad esso questa semplice autenticità.

(Di seguito, altri miei viaggi sardi!)

Bibliografia: A. Taramelli, “Gonnesa – Indagini nella cittadella nuragica di Seruci (Cagliari)”, in Monumenti antichi della Reale Accademia dei Lincei, XXIX, 1917; V. Santoni-G. Bacco, “L’isolato A del villaggio nuragico di Seruci-Gonnesa. Lo scavo della capanna 5”, in Un millennio di relazioni tra la Sardegna e i paesi del Mediterraneo, Cagliari, 1987; V. Santoni-G. Bacco, “L’isolato A del villaggio nuragico di Seruci-Gonnesa: lo scavo dei vani 3 e 6”, in Quaderni della Soprintendenza Archeologica per le province di Cagliari e Oristano, 5, 1988.

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