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Sardegna, le tombe di Monte Sirai

Monte Sirai è un sito archeologico nei pressi di Carbonia, nella provincia del Sud Sardegna è una celebre altura edificata dai Fenici di Tiro (provenienti da Sulci, l’odierna Sant’Antioco) e ha referenti nell’assiro Ṣuru, fenicio Ṣr, ebraico Ṣôr il cui significato è “roccia” o “scoglio” da cui il nome “Tiro”.

Il sito, data la sua posizione eccellente nel territorio, è stato meta d’insediamento fin dall’età neolitica e nuragica dalla prima metà del II millennio a.C. Comunque le prime testimonianze fenicie risalgono al 750 a.C. circa.

Sardegna, le tombe di Monte Sirai

(Plastico nel Museo del sito)

La comunità fenicia trascorse nell’abitato di Monte Sirai circa duecento anni di tranquilla attività commerciale, agricola e domestica fino a quando, attorno al 540 a.C., Cartagine, metropoli fenicia del NordAfrica sorta alla fine del IX sec. a.C., decise di porre piede in Sardegna per conquistarla.

Sardegna, le tombe di Monte Sirai

Ne conseguì che a Monte Sirai dopo il 525 a.C., avvenne il ripopolamento dell’abitato da parte di nuovi coloni Cartaginesi di stirpe africana, e fu così che il rito funebre mutò dall’incinerazione all’inumazione, secondo le usanze in vigore a Cartagine e tra le popolazioni nord-africane.

In quel periodo, a Monte Sirai fu scavata un’interessante necropoli rupestre, situata a nord-ovest dell’area funeraria arcaia, che si compone di tredici tombe a camera, undici delle quali scavate nel tufo e le restanti due situate ai piedi della falesia su cui sorge il tofet ( necropoli infantile) e ottenute dall’ampliamento di due domus de janas.

Sardegna, le tombe di Monte Sirai

Le tombe sono composte da due parti distinte: il corridoio di accesso, detto dromos, e la camera sotterranea.

Il tipo di lavorazione unito alle impronte degli strumenti utilizzati per lo scavo, visibili ancora oggi, portano a ritenere che forse vi fosse una confraternita di affossatori che provvedeva alla costruzione della tomba.

Per non occupare una superficie esterna eccessivamente lunga, nel corridoio erano ricavati alcuni scalini che consentivano di scendere rapidamente di quota.

Nella parete di fondo del dromos, opposta alla scala di accesso, si apriva il portello di ingresso alla camera sotterranea.

La sua altezza raramente superava il metro e mezzo, mentre la larghezza era contenuta tra i 60 e i 70 centimetri. (NB. I muretti di pietra sono di epoca successiva).

La chiusura del portello era ottenuta con una lastra di tufo messa in posizione verticale.

La camera sotterranea era di varie forme, ma quasi sempre regolare e raramente le sue dimensioni superavano i 15/16 metri quadri.

L’altezza raramente supera i 180 centimetri. Il tipo delle tombe puniche di Monte Sirai rispecchia quello delle più antiche tombe puniche della necropoli di Sulcis, l’ odierna S. Antioco, comprese tra il 500 e il 400 a.C.Tutte le tombe sono di forme e dimensioni diverse tra di loro.

Una sola, la n.5, presenta al centro della camera un lungo pilastro che, sorreggendo il soffitto, consentiva di ampliare lo spazio interno.

Il tramezzo è decorato con una doppio cordolo superiore, a sorta di capitello, ed uno inferiore.

La tomba n. 5 reca scolpito in rilievo sulla faccia del pilastro un simbolo della dea Tinnit rovesciato. Il fatto che sia raffigurato in questo modo può implicare forse un errore dello scultore a cui era stato consegnato un disegno a lui sconosciuto e quindi da lui riprodotto in modo sbagliato.

Mentre tutte le tombe fenicie a incinerazione contenevano un solo corpo, quelle puniche accoglievano numerosi defunti e, viste le loro considerevoli dimensioni, sono probabilmente da considerare tombe di famiglia.

All’interno della tomba, lungo le pareti, erano ricavati dei loculi, scavati a mo’ di sarcofago, che venivano utilizzati per la deposizione dei corpi dei primi proprietari.

Sempre lungo le pareti erano praticate delle nicchie che venivano usate per la deposizione di vasi o di offerte votive. Rare e ormai scomparse sono le tracce di decorazione, apparentemente sempre in vernice rossa.

Il corpo veniva posto nei loculi lungo le pareti o era introdotto in un sarcofago che poggiava sul pavimento della camera. Presso i piedi venivano collocati i vasi rituali, il cui uso probabilmente era divenuto ormai solo rappresentativo e non più funzionale. Presso la testa veniva collocato un recipiente chiuso, una brocca o un’anfora, contenente forse acqua. (Tomba punica a Palermo. Foto internet).

Al termine della cerimonia funebre il portello di accesso alla camera ipogea veniva richiuso con una lastra di pietra o con mattoni di argilla cruda. Quindi venivano gettati all’interno del corridoio alcuni recipienti di uso sacro o alcuni piccoli vasi che contenevano unguenti profumati, la cui funzione, apparentemente rituale, era in realtà quella di eliminare i miasmi della morte. Con il passare del tempo, e con il progressivo aumentare del numero dei corpi collocati all’interno delle tombe, i defunti venivano deposti sul pavimento della camera, mentre i vasi appartenenti ai corredi più antichi venivano spostati ed erano collocati alla rinfusa negli angoli della parete ove si apriva il portello di ingresso.

Gianluigi Vezoli

(fonti: Wikipedia, Piero Bartoloni, MONTE SIRAI, Carlo Delfino editore, 2004. Alcune foto sono ricavate dai pannelli posizionati nel sito e da Internet)

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