Cookie Consent by Free Privacy Policy Generator website Roccascalegna, un Viaggio

Roccascalegna, un Viaggio

E’ un borgo che ti rapisce il cuore, Roccascalegna, situato fra i monti dell’Abruzzo,

dove nacque tanto tempo fa in una simbiosi straordinaria con la natura circostante. Non è ancora ben chiaro da dove derivi il suo nome, alcuni studiosi di lingua francese antica ipotizzano stia a significare “scarenna”, ossia scarpata, o burrone. Altri lo mettono in collegamento con la lingua longobarda. La tesi più popolare sostiene che l’attuale nome derivi da “Rocca con la scala di legno”, scala a pioli in legno che dal paese conduceva direttamente alla torre del castello (raffigurata anche nello stemma comunale). Ad ogni modo è un nome intrinsecamente legato alla sua rocca fondata su questo monumentale sperone di roccia. Come riferito dal Catalogus Baronum, l’origine del paese è del XII secolo, più precisamente nel 1160, forse su di un insediamento preesistente. Dei monaci, verosimilmente già vivevano in zona, e la Chiesa di San Pancrazio risale all’anno 829. Originariamente il borgo è sorto come avamposto longobardo per il controllo della Valle del Rio Secco per difendere la zona contro i Bizantini. I Longobardi eressero, dove ora è il castello di Roccascalegna, una torre d’avvistamento. Poi, si susseguirono dapprima i Franchi, poi i Normanni. Il vero e proprio castello, tuttavia, è, verosimilmente, di epoca normanna. Nel 1320 Roccascalegna viene nominata nel periodo angioino “cum castellione”, all’epoca, quindi, il castello già esisteva. Esso dominava allora come oggi, su di uno sperone con fianchi a burrone, la valle del Riosecco, affluente di sinistra del Sangro. Poi cadde nell’oblio fino al 1525, epoca in cui viene ristrutturato, per far fronte alla nuova invenzione della polvere da sparo, che rivoluzionò il concetto stesso di guerra. Successivamente passò nelle mani della famiglia Corvi per tutto il XVII secolo. Nel 1705, subisce un secondo restauro, ma stavolta si tratta della monumentale rampa d’accesso. Un nuovo periodo di oblio colpisce il castello, a causa della scelta di abbandonarlo da parte della famiglia Nanni in favore del palazzo baronale. Nel 1985, quando l’ultima famiglia di feudatari (i Croce-Nanni) donò al comune il castello, il quale inizia subito un’opera di restauro terminato solamente nel 1996, un lavoro encomiabile, che ha riportato all’antico splendore la fortezza. Salendo il ripido pendio che ti porta sin quassù, tutto ti entra dentro. E’ un viaggio nel tempo, nel paesaggio, un guardarsi occhi negli occhi con l’anima autentica dell’Abruzzo. Da questa altezza si può ammirare il panorama per tantissimi chilometri. Ai piedi della rocca c’è l’antica chiesa di San Pietro. E il vecchio borgo, fra le cui vie ogni angolo è una cartolina, da spedire a chi ha occhi per la bellezza e l’amore per il viaggio, per i borghi-memoria, dei nostri antenati.

ALESSANDRO ROMANO (chi sono)

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