Cookie Consent by Free Privacy Policy Generator website Masseria Solicara, lungo la Via del Carro

Masseria Solicara, lungo la Via del Carro

Lungo la famosa Via dello Carro tanto citata dalle fonti cinquecentesche, che univa i casali agricoli fra Brindisi e Otranto, si erge Masseria Solicara, un baluardo sorto già nel XV secolo, fortificato come quasi tutte le masserie dell’entroterra di Torrechianca. Si tratta di un insediamento che ha visto il suo crescere attraverso i secoli, il suo mutarsi, perfezionarsi.

Il massiccio corpo centrale, per esempio, è frutto dell’accorpamento di due torri distinte…

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…poste davanti all’arco dell’ingresso, a sua volta situato accanto alla chiesa settecentesca…

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La torre era difesa ovviamente da caditoie…

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…e tutto l’insediamento era recintato. Nel catasto onciario del 1755 era riportato fra i beni di Giuseppe Ricci Patrizio: “In luogo detto la Solicara una masseria nominata la Solicara consistente in curti, case, capanne, torre, due trappete più un mulino che serve per uso dei coloni e giornalieri della medesima”.

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La masseria sta tornando al suo antico splendore, per via dell’opera di restauro effettuata dai proprietari.

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Così, anche le pietre della chiesetta stanno tornando a brillare al sole…

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…il suo interno custodisce un grazioso altare intagliato nella pietra leccese, al cui centro c’è un affresco, che deve essere anch’esso restaurato: si tratta di una Madonna con Bambino, ai cui piedi meglio conservati ci sono due personaggi, di cui sebbene non si veda aureola si può supporre si tratti di Santi francescani. Forse proprio S.Francesco d’Assisi, insieme a S.Francesco di Paola.

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La chiesetta è coperta da una volta a botte che poggia lateralmente su quattro capitelli per lato, decorati da motivi floreali, tranne che presso l’altare, dove troviamo uno di fronte all’altro due aquile ad ali spiegate…

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In cima alla torre lo spazio visivo è imponente, arriva fino al mare, da cui dista pochi chilometri.

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L’edificio accorpato alla torre, sulla sinistra, ospitava uno dei due frantoi citati dalle fonti…

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…di cui oggi non resta quasi traccia, se non fossero gli incassi nella parete dei torchi, e le mangiatoie per gli animali che giravano la macina. L’altro frantoio, mi dice il proprietario, dista poche centinaia di metri, è molto grande, ed inglobato in un’altra proprietà. Questa sarà una mia prossima ricerca.

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Nella corte si conserva un grande monolite, una sorta di bethel che si è avuta l’accortezza di riparare da una lesione. Nei dintorni non restano ormai più i pochi menhir segnalati dalle fonti, ma la zona doveva essere stata frequentata sin dall’antichità, come dimostra il territorio adiacente di Borgo Piave, col preistorico sito della Grotta delle Meraviglie. Un territorio tutto da esplorare!

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