Cookie Consent by Free Privacy Policy Generator website La costruzione di un (sogno) forno

La costruzione di un (sogno) forno

C’era il nulla in questo angolo di giardino, ed è qui che finalmente mi sono deciso a realizzare il sogno di costruire un forno.

Prima cosa il bancone, poi foderato da blocchi di pietra leccese molto spessi. Il muro posteriore, largo 30 centimetri, ho iniziato a foderarlo con le mattonelle da fuoco. Dopo tanto studio e consulti coi maestri, ho scartato la cupola e ho optato per la volta a botte. Mio padre mi ha aiutato a tagliare la curvatura dell’impalcatura di legno. Quando me l’ha data ha sussurrato quasi fra sé: “Oggi saremmo stati altre due generazioni di fornai, e la vita sarebbe stata piu facile”. Mi ha fulminato il pensiero che il nonno era fra i pochissimi fornai, nella Lecce degli anni 40, mandato in guerra contro il suo volere, come chissà quanti giovani. Ho seguito le indicazioni dei maestri costruttori, partendo dalla base che avevo a disposizione, larga 98 centimetri. Partendo da questa misura ho calcolato quindi un’altezza della volta di 40 centimetri, per arrivare alla bocca del forno, da preventivare larga 40 centimetri e alta 25. La larghezza della successiva canna fumaria invece 25 centimetri. Ho contato 22 mattonelle per chiudere una linea della volta, e di queste linee devo arrivare a 4, per chiudere tutta la copertura. Altre 30 mattonelle chiudono la parete anteriore e sostengono le due travi sopra le quali verrà la canna fumaria. Chiusa la volta, un foglio spesso di lana vetro deve essere applicato lungo tutta la parete esterna del forno, e fissata con una rete metallica. Una gettata di cemento terrà assieme il tutto, per consentire al forno di trattenere il calore. Alla fine, ho utilizzato un po’ di vecchie mattonelle, frantumate, per ricoprire, per puro scopo decorativo. Quasi tre mesi di lavoro, nel giorno libero settimanale, mi ha portato alla fine all’accensione del primo fuoco, contento come un vecchio massaro salentino dell’Ottocento. Solo legno di olivo. Che carezza ho sentito, dal cielo. Il forno lo chiamerò Nonno Raffaele. Un sorriso scampato ai lager nazisti, al muro delle fucilazioni sommarie, e poi la sfortuna di un banale, fatale incidente col motorino, tornato a casa. Linda mi aiuta con l’impasto del primo pane, ma è un lavoro che mi riprometto di imparare anch’io. Imparerò a usare il lievito madre, per colmare questo forno per la famiglia, e tutti gli amici. Spezzare il pane e condividerlo coi compagni è ancora oggi il gesto più bello che l’umanità può lasciare al futuro.

ALESSANDRO ROMANO (chi sono)

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La costruzione di un forno

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