Cookie Consent by Free Privacy Policy Generator website Le meraviglie di Porto Selvaggio

Le meraviglie di Porto Selvaggio

Per chi ama un’immersione completa nella natura, vissuta a contatto con la Storia, una visita al Parco di Porto Selvaggio (Nardò) restituirà un’esperienza profonda e generosa, che fornirà spunti di riflessione, aria sana ed un notevole beneficio fisico, per via delle impegnative scalate lungo la suggestiva scogliera bagnata dal mar Jonio. Si parte da Torre Uluzzo, un rudere fascinoso.

Fu voluta da Alfonzo de Salazar, costruita dal mastro neretino Leonardo Spalletta sulla sommità di uno spettacolare sperone roccioso, era già funzionante nel 1575, e fu usata fino al 1695. Già nel XVIII secolo però risulta dalle fonti che fosse già pericolante.

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Facendo molta attenzione, si lascia la strada litoranea e si scende verso il basso, seguendo un impervio sentiero appena percettibile, fra le rocce e la bassa vegetazione…

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…il panorama è un trionfo di verde e azzurro, un connubio riuscito come nel migliore dei quadri artistici!

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Questo scenario fa parte del Parco naturale regionale Porto Selvaggio e Palude del Capitano, un parco regionale  istituito nel 2006. L’anno successivo fu inserito dal Fondo per l’Ambiente Italiano nell’elenco dei “100 luoghi da salvare”.

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E’ veramente un santuario della Natura!

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Un luogo che è stato abitato fin dalla notte dei tempi, vista anche la presenza di numerose grotte naturali, disseminate lungo quasi tutta la linea costiera…

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…ogni cavità propone uno scatto fotografico!

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Ormai, ci siamo lasciati dietro Torre Uluzzo, fra un salto e l’altro sulle pareti a strapiombo sul mare…

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…e siamo ormai in vista della celebre Grotta del Cavallo… ma uno strano fenomeno mi attira verso lo scoglio ai miei piedi. Tendo l’orecchio… fa un pò impressione, perché pare che sotto il suolo si nasconda un gigante… si sente il suo respiro grosso! Posiziono la fotocamera in modalità video, ed a questo punto consiglio il lettore di ascoltare il breve filmato successivo…

…fa una certa impressione!

Non è l’unica meraviglia: sopra, dall’immagine satellitare di Google, il profilo di un uomo, terribilmente reale!

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Ecco sullo sfondo la Grotta, visitata via mare anche da un gruppo di turisti in barca…

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La Grotta del Cavallo, il più antico complesso italiano riferibile al Paleolitico superiore, ha coniato la definizione di Uluzziano, per indicare la cultura che qui si era sviluppata 34.000-31.000 anni fa. Gli studiosi hanno individuato una interessante industria litica, caratterizzata da una prevalenza dei grattatoi sui bulini e da una presenza non abbondante di strumenti a dorso.

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Ovviamente la grotta è inaccessibile ai visitatori, protetta da una robista cancellata, però un’occhiata nella sua prima cavità si può dare. Si intuisce che è molto profonda…

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Tra gli strumenti qui ritrovati figurano le tipiche semilune a dorso spesso, e poi piccole punte a dorso ricurvo, le troncature spesse su scheggia, i pezzi scagliati e piccoli raschiatoi. L’industria ossea comprende zagaglie cilindro-coniche di varia tipologia. Nei depositi della Grotta del Cavallo sono state distinte tre differenti fasi, che testimoniano un lungo periodo di frequentazione.

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Superata la Grotta, siamo un pò più in alto sulla scogliera, e da qui si domina tutta la Baia di Uluzzo.

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Ora, in un panorama degno di un film, ci dirigiamo verso Torre dell’Alto, che già si intravede sullo sfondo…

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Fu costruita nel 1569 dal maestro neretino Angelo Spalletta, su una posizione veramente spettacolare. L’interno è dotato di due ambienti sovrapposti, una cisterna per l’approvvigionamento dell’acqua, un deposito delle scorte, e l’abitazione dei cavallari (le guardie che presidiavano la torre e in che in caso di avvistamento di predoni che venivano dal mare, correvano nei paesi dell’entroterra utilizzando il cavallo).

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Alle spalle della torre, sul promontorio ricoperto dalla pineta, è stato scoperto un insediamento proto-storico molto interessante: questa piccola penisola, già difesa naturalmente a est e ovest dalla ripida scogliera, conserva ancora oggi un poderoso sistema di fortificazioni, purtroppo nascosto da questi alberi piantati negli anni ’50 dal Ministero dell’Agricoltura…

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Fra i numerosi reperti rinvenuti dagli archeologi (che comunque non hanno potuto ancora effettuare una vera e propria attività di scavo), ceramica tipica dell’Età del Bronzo, intonaco di capanne e frammenti di ogni genere riferibili al periodo XVIII-XIII secolo a.C.

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Aggirato il promontorio, ecco Torre dell’Alto vista dall’altro lato. Vi assicuro, una passeggiata da provare. Qui allego un paio di video di mia produzione…

Chiudendo, voglio ancora solo ricordare che se tutta la bellezza di questo Parco è oggi alla portata di ogni visitatore, lo si deve al sacrificio di Renata Fonte, assessore al Comune di Nardò nel 1984, brutalmente assassinata perché si oppose ad uno sfruttamento edilizio di questo meraviglioso scrigno di storia e natura.

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