Cookie Consent by Free Privacy Policy Generator website La chiesa di S.Francesco di Paola a Gagliano del Capo

La chiesa di S.Francesco di Paola a Gagliano del Capo

La chiesa di S.Francesco di Paola è uno dei luoghi simbolo di Gagliano del Capo, posta sulla strada verso Leuca eppure non abbastanza nota per come meriterebbe. Annessa al convento dei Frati Minimi costruito nel 1640, sorge sulle fondamenta di una precedente chiesa di rito greco, e fu costruita nei primi anni del XV secolo per volontà di Raimondo Orsini del Balzo.

La sua potente famiglia lasciò un grande segno in tutta la Terra d’Otranto. Questa chiesa nacque per un casale medievale che oggi non esiste più. Sulla sua facciata, e sul perimetro di tutto il complesso, mostra i segni del periodo storico turbolento che la gente di questi luoghi visse, per via delle scorrerie turche…

…come le caditoie (elemento che accomuna una singolare sequenza di chiese-torri che abbiamo messo insieme in un altro reportage), da cui gli eventuali assediati potevano difendersi, gettando pietre sulla perpendicolare dell’accesso all’edificio…

…su una di esse si legge la data: 1681.

La chiesa di S.Francesco di Paola a Gagliano

Nel corso dei secoli, infatti, questa chiesa fu abbellita e decorata ininterrottamente, e oggi mostra un’adorabile commistione di elementi barocchi e settecenteschi…

Ovviamente, spicca la figura del titolare dell’edificio sacro: San Francesco di Paola. Compatrono della città di Otranto, non molti sanno che, dal suo eremo di Paterno Calabro, qualche mese prima del tristemente celebre eccidio del 1480, dopo una premonizione mistica, scrisse al Re nel tentativo di salvare Otranto, ma non fu ascoltato. I suoi confratelli lo avevano sentito rantolare: “Otranto città infelice, di quanti cadaveri vedo ricoperte le vie! Di quanto sangue cristiano ti vedo inondata!”.

Splendidi come si diceva sono i decori, di ogni tipo, oltre agli stucchi che abbelliscono le volte, le statue degli altari, spiccano le decorazioni lignee dell’organo e del pulpito che si affaccia sulla navata centrale.

Maestoso l’altare dell’Arcangelo Michele…

Il presbiterio accoglie il settecentesco coro ligneo, e l’altare maggiore, realizzato  in marmo policromo.

Sopra l’altare, si intravede l’ambiente collegato con il convento…

…al quale ho potuto accedere grazie al gentilissimo parroco, che mi ha accompagnato in questa mia visita che ho fatto in punta di piedi.

Con le leggi napoleoniche dei primi anni del XIX secolo, la chiesa fu abbandonata e il convento soppresso. Fu riaperta al culto solo nel 1871 e per l’occasione fu realizzato il pavimento maiolicato.

Questo pavimento è l’altra vera chicca del complesso… si ha quasi paura nel calpestarlo!

Lungo la navata si aprono otto brevi cappelle contenenti altrettanti altari, dedicati a san Giuseppe, sant’Elia, Pietà, san Francesco da Paola, san Michele, Vergine del buon rimedio, beati Minimi, e santa Caterina da Siena.

La sagrestia completa la mia personale meraviglia…

…nei suoi ambienti, infatti, delicati affreschi e splendidi intagli sulla volta ti lasciano con lo sguardo sospeso in su!

E’ qui che osservo un’immagine singolare della Madonna, non molto frequente a riscontrarsi…

Il culto della Beata Vergine Maria del Soccorso  fu istituito a Palermo nel 1306, in seguito all’apparizione della Vergine al padre agostiniano Nicola La Bruna. La Madonna è raffigurata mentre sta per percuotere un demonio, che si rannicchia ai suoi piedi. Con questa potente immagine che rendeva i fedeli immediatamente consapevoli dell’onnipotenza del divino sull’inferno, i padri agostiniani diffusero questo culto, educando i cristiani a confidare nella intermediazione salvifica della Madonna, che salvava la bambina dal diavolo che le si avvicinava minacciosamente. Durante il Ventennio Fascista, però, il Regime alterò questa immagine e ne diffuse un’altra, nota come la Madonna del manganello…

Madonna del manganello

…una realtà curiosa, caduta in disuso con la deposizione del Regime. E che è bene precisare che mai ricevette un riconoscimento da parte della Chiesa.

La sagrestia conserva anche splendidi paramenti liturgici, conservatisi integri nel tempo.

Posso ben dire che questo luogo è uno degli scrigni più preziosi del capo di Leuca. Ricordatevene, viandanti, quando arrivate sin qui, a Finibusterre!

(Notizie e fotografia della Madonna del manganello provengono dalla pagina di Wikipedia)

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