Cookie Consent by Free Privacy Policy Generator website Viaggio fra i Musei della Civiltà Contadina

Viaggio fra i Musei della Civiltà Contadina

Intitolare musei alla Civiltà Contadina è opera meritoria quanto quella dei contenitori più classici di storia e arte. Tutto è nato da lì, l’intero cammino dell’umanità è partito dalle prime comunità che si aggregarono per lavorare la terra, favorendo lo sviluppo di tante altre arti e mestieri connessi. Questo è un viaggio che andrà alla riscoperta degli aspetti che, fino a tempi recentissimi,

facevano parte della vita comune di uomini e donne che “tirarono la carretta” del mondo, portandolo agli albori dell’Età Moderna.

Viaggio fra i Musei della Civiltà Contadina

In Salento, al di là dei musei, qualche scena “antica” la si può ancora vedere, come il contadino che raccoglie l’uva col carro…

Viaggio fra i Musei della Civiltà Contadina

…o ara il terreno con il vecchio aratro.

Ma anche osservare qualche anziano che non si arrende al passare del tempo, e continua il suo lavoro, intrecciando i giunchi  per creare cesti.

Fa parte ormai del folklore il mestiere del carbonaio, quando intorno alle aree boschive (sopratutto a Calimera e nel tarantino) si preparava la legnaia per la fabbricazione del carbone…

…dormendo di notte nell’“ambracchiu”, la capanna provvisoria fatta di rami e foglie…

…questa è un’immagine d’epoca.

Anche l’arte di intrecciare i giunchi si sta riscoprendo recentemente…

Viaggio fra i Musei della Civiltà Contadina

…anche se i classici prodotti da essi ricavati fanno parte anche essi ormai del folklore e non più dell’uso comune.

Anche queste sono scene scomparse: il calzolaio, le tabacchine…

…le raccoglitrici di olive.

Come si diceva, esistono veri e propri musei che hanno conservato gli attrezzi di uso antico…

…qui sopra vediamo la “lavatrice” del tempo, un grande vaso con un foro sottostante da cui usciva l’acqua; sopra, il telo con la cenere all’interno…

…così venivano lavati i panni! Siamo all’interno della “Casa museo della civiltà e della cultura grika” (Calimera).

Qui invece siamo all’interno del castello di Carovigno, presso il suo gemello, in questa città. Fra i tanti ambienti riprodotti troviamo la classe dei bambini della prima metà del secolo scorso…

…alcuni capi di abbigliamento ottocentesco, molto caratteristici…

…riscontrati anche nelle stampe d’epoca. Sotto invece siamo a Oria, all’interno del Museo Etnografico, che ricopre un periodo che va dal 1600 alla prima metà del Novecento, ricchissimo di particolarità veramente rare…

Qui sopra vediamo alcuni recipienti utilizzati dai lavoratori  di qualche signorotto che aveva provveduto a dentellare uno di essi per impedire che ci si bevesse dentro!

Qui sopra invece un attrezzo veramente inaspettato: veniva applicato addosso ai ragazzi cui si voleva impedire la masturbazione. Erano altri tempi!

Scene di raccolta del grano…

Gli artigiani che riparavano le ruote dei carri.

Qui invece un’altra sezione particolare del Museo: quella dedicata alle torture seicentesche che venivano inflitte alla gente dal Tribunale dell’Inquisizione, di cui c’è anche un registro, con i nomi di tutti gli indagati e indemoniati del posto. Qui sopra una “maschera” della gogna ed una che impediva al condannato di mangiare…

…condannato che veniva esposto in pubblico con i polsi legati…

…ma la lista dei tormenti era tremenda…

Pagina rosea invece, questa: i giochi dei ragazzi…

…che testimoniano la semplicità di una vita intera.

Latiano, Museo delle Arti e delle Tradizioni…

…anche qui, centinaia e centinaia di reperti di uso quotidiano…

…di lavoro silenzioso di donne…

…ed anche qualche oggetto che, personalmente non vedo più in giro dagli anni ’80: la gabbietta per catturare i topi!

C’è la classica campana di vetro, all’interno della quale nelle case di tutti c’era la statuetta della Madonna (o di qualche santo)…

…la culla del neonato…

…accanto ad un spartano letto per adulti…

Bellissimo questo esemplare di macchina da cucire!

Ed anche la classica cassapanca, all’interno della quale si custodiva di tutto.

Ora siamo nel Museo di Cannole, situato all’interno di un frantoio…

…anche qui c’è una bella collezione di foto d’epoca…

L’affilatissima (un tempo) lama per falciare il grano.

Anche il museo di San Donato è molto caratteristico, ricco di reperti e di ambienti ricreati alla perfezione…

…che restituiscono perfettamente l’atmosfera della vita di un tempo.

Stupendo questo telaio…

…e i suoi dettagli, come quel braciere dove immagino gli abitanti della casa stendessero i piedi intorno, nelle sere d’inverno, per scaldarsi…

Il bambino piccolo era posto in questo attrezzo, che consentiva al piccolo di stare dritto, e a sua madre di dedicarsi alle sue faccende.

Qui si batteva la farina di grano.

Qui siamo invece all’interno del museo di Torrepaduli (Ruffano)…

Da notare qui sopra il lavoro “de lu conzalimmi”, cioè colui che aggiustava i vasi rotti, troppo importanti per essere gettati via.

Stupendo il settore dedicato ai lavori femminili, rappresentati da bellissime macchine di vario tipo…

Qui sopra, un attrezzo usato per separare il seme dal cotone. L’ingegno non è mai mancato, a dispetto di ogni difficoltà.

Anche il museo di Giuggianello è ricchissimo di reperti: qui sopra una caratteristica collezione di pipe, che non mancavano mai nei momenti di pausa nella bocca di signori e lavoratori.

Splendidi questi ferri da stiro!

Anche attrezzi… da gioco!

La “mattrabanca”, ossia il tavolo dove le donne facevano la pasta: aveva un cassettone interno.

Qui siamo a Nardò, fra i reperti che ha messo insieme in 60 anni di ricerca il mio compianto e caro amico Paolo Zacchino…

L’orologio del tempo ha segnato il suo passo. Ma questo non è un viaggio da fare con nostalgia: esso insegna chi siamo stati, lo spirito di adattamento e l’inventiva che ha animato i nostri progenitori. Un esempio valido più che mai ancora oggi, per tutti noi.

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