Castro, la città a strapiombo su un mare incantevole, baciata dalla natura, narrata dal mito e dalla preistoria del Salento. Tutto questo rappresenta il piccolo e affascinante borgo, da sempre legato al nome di Minerva, dea invincibile dell’Olimpo greco. Qui la storia umana ha cominciato molto presto a camminare, nelle sue grotte nascoste, anch’esse affacciate sul mare, davanti al sole nascente. Da qui, narra la leggenda, passò Enea, di ritorno da Troia, dopo la grande battaglia. Da qui tutte le genti sono passate, hanno eretto castelli, templi pagani e poi cristiani, hanno combattuto e vissuto pacificamente, veleggiando su un mare azzurro come il cielo. Una storia infinita, quella di castro, che continua placidamente anche oggi, animata specialmente dai turisti incantati che qui giungono col sole speciale che s’irradia nella bella stagione…
Come si diceva, la civiltà qui ha attecchito prestissimo, ne sono testimonianza i reperti importantissimi rinvenuti lungo questo tratto di costa e in particolare nella Grotta Romanelli e Zinzulusa, di cui si conservano le testimonianze nel pregevole Museo di Paleontologia e Paletnologia di Maglie “Decio de Lorentiis”.
La Cattedrale risale al 1100, costruita molto probabilmente sulle rovine di un tempio pagano, forse legato alle recenti importantissime scoperte archeologiche. E’ una costruzione romanica, molto interessante, che custodisce storie e tesori, oltre alla precedente e adiacente chiesa di rito bizantino.
Qui a Castro c’è una grande venerazione per Santa Dorotea, di cui si custodiscono le reliquie e per cui si fa una processione ogni anno, per ricordare la sua tenera storia. Dorotea era una ragazza a cui tengono tanto le vecchiette del paese, una giovane, folle di Dio, che considerava il suo Sposo, e al cui amore si era consacrata per la vita. L’epoca era però tristemente dedicata al culto per l’imperatore di Roma, e Dorotea fu portata al patibolo, sopra il quale non abiurò la sua fede. Teofilo la prendeva in giro, circa il luogo dove stava per finire, siccome era inverno: “Portami un cesto di fiori e frutta, dal giardino del tuo sposo, bella Dorotea”… E lei: “Si, certo, lo chiederò al Signore quel che tu vuoi”. Festosi uccellini giocondi danzando di fior coronando la candida sposa portavan nel ciel. Teofilo intanto se la rideva coi suoi amici della sorte di Dorotea, quando si sentì toccare una gamba e chiamare: “Teofilo, questi sono i fiori e i frutti che Dorotea a te promise dal giardino del suo Sposo”. Intorno era la neve, per i campi, con gli alberi spogli. Fu per Teofilo come un fulmine a ciel sereno quel grazioso bimbetto col cesto ricolmo di fiori e frutta.
Una città che ha molto da raccontare, tanto da far vedere, infiniti doni da offrire a tutti i viaggiatori, che come Enea passeranno da qui, lungo questo tratto di mare azzurro come il mito.
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