Cookie Consent by Free Privacy Policy Generator website Sternatia rupestre, cripte e memorie

Sternatia rupestre, cripte e memorie

La Sternatia rupestre è protagonista di questo piccolo viaggio fotografico, testimonianza dell’anima bizantina di quest’area, facente parte dell’isola ellenofona oggi nota come Grecìa Salentina, e che comprende il cuore della piccola penisola del Salento. Allo sviluppo della città contribuì anche un importante centro di cultura gestito dall’Abbazia di San Zaccaria,

sede di copiatura e riproduzione libraria del vastissimo patrimonio culturale greco.

Dal centro abitato fino alle immediate campagne, spiccano affreschi e tracce di storia antica…

…come nella piccola cappella rurale dedicata allo Spirito Santo, di cui uno storico locale (il signor Manera, oggi scomparso) mi raccontò essere datata ai secoli IX-XI, compreso questo bellissimo affresco, che rappresenta la Trinità, col Padre che sorregge il Figlio sulla sua croce, accompagnati da una colomba e due figure angeliche.

Appena fuori il paese è anche la cripta di San Pietro, che non è visitabile. È composta da due ambienti rettangolari separati da una parete sovrastata da un arco monolitico decorato con motivi vegetali. Nel presbiterio è collocato un altare di forma trapezoidale e a sinistra dell’altare stesso si aprono due piccoli vani absidati. L’accesso alla cripta, consentito da una breve scala in pietra, è a ovest secondo i canoni bizantini. Gli affreschi sono di difficile lettura, e fra essi si distingue San Pietro. Questo ipogeo è interessante sia per essere stato ricavato da una tomba del periodo classico (in Terra d’Otranto c’è anche l’esempio dell’ipogeo di San Pietro Mandurino) sia per avere una parete iconostatica che permette di accedere al santuario quale ampliamento della tomba originaria. Questa è una deduzione del prof. Franco dell’Aquila, il quale mi ha gentilmente fornito il rilievo dell’ipogeo da lui personalmente eseguito nel 1976.

Visitabile è la cripta di San Sebastiano…

sternatia rupestre, cripta di san sebastiano

…datata all’XI secolo, di pianta rettangolare, divisa da un pilastro su cui si trova il santo cui è intitolata.

Fino al 1608 risulta ancora aperta al pubblico e al culto.

Purtroppo la maggior parte degli affreschi è ormai rovinata…

Suggestivo si ritrovi la stessa Trinità che abbiamo trovato anche nella cappella costruita in superficie, in aperta campagna…

…è posizionata sopra un altare.

Fra le altre scene troviamo un’Annunciazione, con l’Angelo che si reca dalla Vergine Maria a recarle la notizia…

…che mi ha colpito per la posizione delle mani di Maria, che danno alla scena un certo movimento. L’affresco reca anche un’epigrafe greca datata 1509.

L’affresco di San Sebastiano raffigura un giovane vestito con un panno bianco che gli ricopre il ventre, con le mani legate dietro la schiena e il corpo sfigurato da frecce. E non è l’unico, se ne trova anche un altro, riportante la data 1114.

Tutto il resto, sono purtroppo immagini vacue, sfumate, che solo gli occhi allenati e gli archeologi sanno riconoscere…

Quello che sempre mi colpisce in questi ambienti secolari, frequentati da comunità intere di fedeli, è l’emozione che ancora suscita la pienezza di questi affreschi, che pure rovinati, cancellati, da un labbro piegato e uno schizzo di sangue, lasciano ancora il ricordo vivo della fede, per così tanta gente…

Fonti: Franco dell’Aquila, suo è anche il rilievo dell’ipogeo di San Pietro. “Scrivere in Griko oggi” (Giorgio Leonardo Filieri). “Gli insediamenti rupestri medievali nel Basso Salento” (C.D. Fonseca). Fonti web: Itinerari culturali del medioevo pugliese.

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