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San Nicola all’Ofra, Matera

La denominazione San Nicola all’Ofra nella Gravina di Matera identifica la grande chiesa rupestre collocata al secondo livello del complesso chiamato anche Casale Rupestre dell’Ofra.

Le grotte del complesso dell’Ofra sono state realizzate lungo la parete rocciosa della gravina, in un anfratto naturale che si insinua nel dirupo che si affaccia a picco sul torrente Gravina di Matera.

San Nicola all'Ofra, Matera

Il complesso rupestre di S. Nicola all’Ofra è raggiungibile dal Rione Agna, proseguendo lungo la strada vicinale che costeggia il costone della gravina e che conduce alla Grotta dei Pipistrelli.Con una passeggiata tra le erbe alte e la macchia mediterranea della murgia materana, la gravina di Matera si mostrerà sulla sinistra nella sua bellezza.

Si raggiunge così il pianoro del Complesso rupestre dell’Ofra, dove sono visibili alcune canalizzazioni scavate per il convogliamento delle acque piovane in cisterne ipogee, e una struttura ipogeico-rupestre con vasche utilizzate un tempo per lavare i panni.

A pochi metri dallo strapiombo della gravina troviamo una piccola grotta, con mangiatoia, ricavata all’interno di un’antica cisterna, riconoscibile per la sua forma a campana nella quale sono state ricavate due porte.

L’ingresso principale è stato ricavato dalla parte di una piccola cava, riconoscibile dai tagli verticali e orizzontali che segnano la roccia.

Le pareti riportano tracce delle superfici intonacate con coccio pesto rossiccio.

La cisterna, successivamente ampliata, è stata utilizzata come ricovero, non solo per animali, ma anche per i pastori. Su una parete si vedono gli scassi per ricavare una nicchia, rimasta incompiuta.

Dall’apertura opposta alla porta di ingresso si accede ad un vano semi ipogeo con soffitto realizzato in volta a botte di tufi.

Poco più avanti si intravedono i gradini intagliati nella calcarenite che conducono al complesso rupestre dell’Ofra.

Non è chiaro il periodo della realizzazione originale del complesso. L’amico Francesco Foschino, ci specifica che il sito è “ sicuramente medievale. Il nome vero è San Pellegrino all’Ofra. Successivamente alcuni crolli hanno arretrato il fronte roccioso ed eliminato i collegamenti esterni, in conseguenza furono così scavati corridoi interni di collegamento fra le grotte e i diversi livelli. “ Fino a tempi recenti fu utilizzato dai pastori, che lo usarono come piccolo villaggio, tra cui l’enorme chiesa che era stata abbellita da affreschi.

Percorsa la gradinata si raggiungono i primi ambienti del complesso, il quale si sviluppa su quattro livelli, mentre nella parte bassa è chiuso da una muratura che conteneva l’ovile e l’orto. In molte sale sono evidenti le tracce degli elementi funzionali, quali : forni, bracieri rupestri, covaiole, mangiatoie ecc.

Il primo ambiente, di grosse dimensioni, è caratterizzato dalla pareti oscurate dalla fuliggine, dovuto all’accensione di fuochi, e da una cisterna rovinata presente all’ingresso. Sulla sinistra si trova un finestrone realizzato in muratura, che permette di aerare la sala e di ammirare il paesaggio.

Da una antica cisterna, abbattuta per fare posto alla nuova stanza, parte una canaletta, che raggiunge il livello inferiore dove è presente la chiesa.

Dappertutto, nel complesso, ci sono tracce di scavi di tufo effettuati in periodi diversi. Dato che molti ambienti sono stati utilizzati come ovile, lo spessore di letame presente in angoli del pavimento è copioso.

Stretti corridoi, a volte impervi, portano ai livelli più bassi. Alla grande cappella rupestre dedicata a San Nicola si accede attraverso un piccolo cunicolo buio che dal piano superiore porta a quello inferiore. Interessante è la canalina – corrimano che segue l’abbassarsi graduale della scala rupestre assai malandata.

La Chiesa è costituita da un ambiente unico con nicchia absidale; sulla parete di sinistra vi sono due archi a tutto sesto, il più piccolo è decorato da un affresco che raffigura una Madonna con Bambino fra due Santi.

Il dipinto (affresco ?) della parete sinistra, una Madonna con Bambino, è stato realizzato da un pittore amatoriale del XIX secolo.

In alto, sulla cornice dipinta, un’iscrizione riporta la data 1839 e il nome del committente: Cosimo Caione.

A sinistra dell’ingresso, e a lato di una finestra, una grande antica nicchia ad arcosolio è stata scavata nella base per ricavare una vasca o mangiatoia.

La chiesa, molto danneggiata e ricoperta di fuliggine, è grandissima ed è composta da un ambiente trapezoidale, con una serie di nicchie realizzate nelle pareti e diversi scavi nel pavimento.

L’abside finale è contenuta in una volta a botte, ancora in buone condizioni, con un arcosolio scavato sul fondo.

Sulla parete destra ci sono tracce di un affresco del XIII-XIV secolo, di cui si intravede un personaggio che indossa un abito vescovile, con grandi croci, probabilmente S. Nicola, da cui la chiesa ha presumibilmente preso il nome.

Dalla chiesa si passa in una stanza con arcosoli, attrezzati a lettiere in quanto vi sono risparmiati i poggiatesta.

Da qui si accede ad una cengia esterna, a picco sul vuoto, dalla quale si gode una vista mozzafiato della Gravina di Matera.

E si ammirano le pareti tormentate del blocco calcarenitico bianco ed ocra, nel quale sono stati scavati, su più livelli, i vari ambienti del complesso del Casale Rupestre dell’Ofra.

Rientrando dalla cengia nel complesso rupestre, si percorrono altri vani e corridoi che scendono di due piani sfalsati, scavati lungo il crinale roccioso della gravina. Nel vano della porta è visibile lo scasso dell’architrave di pietra che sosteneva i tufi della tamponatura superiore.

In questi ambienti non sono presenti elementi architettonici di pregio, ma sono evidenti elementi funzionali come anelli scavati nel soffitto, buchi di pali per mensole e letti.

In questi vani sono evidenti gli ultimi strati di scavo dei pavimenti, non finiti, abbassati con la tecnica della cavatura dei blocchi di tufo a gradinate .

Non è chiaro come mai, in queste sale, siano state allargate le aperture delle pareti esterne, tali da creare grandi finestre da cui entra luce e aria, disagevoli e incongruenti per un’uso abitativo del sito.

Da queste grandi aperture si nota, in basso, il muro di pietre a secco che chiudeva a valle la gravinetta, ricavandovi un notevole spazio pianeggiante adibito ad ovile e orto.

Osservando questa area si nota un muro, realizzato con blocchetti di calcarenite squadrati, e le tradizionali aperture per gli animali, che collegavano spazi diversi dell’ovile, a dimostrare l’utilizzo e le trasformazioni avute nel tempo.

Un livello inferiore è raggiungibile attraverso un passaggio laterale pericoloso, posto in bilico su una parete crollata.

In effetti il livello inferiore del complesso è molto danneggiato, ma fortunatamente nel corso del tempo sono stati fatti interventi di rinforzo con tamponature, pilastri e volte a botte.

Si prosegue con un corridoio stretto, dalle pareti ancora grezze, da cui si giunge ad altri ambienti che non presentano elementi di particolare interesse.

L’Ofra rappresenta una delle tipologie abitative,dell’altopiano murgese, di eccezionale importanza, anche se il complesso è stato pesantemente modificato dai pastori che l’hanno trasformato in un ovile di ampie dimensioni.

Attualmente il sito versa in una situazione di abbandono, ma la sua posizione ne fa un luogo affascinante da scoprire ed esplorare.

Camminando sulle tracce del tempo, artificiali e naturali, salutiamo con nostalgia il bellissimo Casale Rupestre dell’Ofra. Un sentito ringraziamento all’amico Francesco Foschino, Guida storica del Materano e grande appassionato del rupestre, che mi ha accompagnato a visitare il sito.

Gianluigi Vezoli

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