Cookie Consent by Free Privacy Policy Generator website Il Parco Archeologico di Monte Sannace

Il Parco Archeologico di Monte Sannace

Il Parco Archeologico di Monte Sannace si trova sulla sommità di un’amena collina a circa 5 km dalla città di Gioia del Colle. Il sito archeologico ha rivelato i resti di un abitato degli antichi Peucezi attivo fin dal X secolo a.C. di cui si ignora il toponimo originario. Si pensa fosse l’antica Thuriae citata da Tito Livio. La zona attorno al colle era particolarmente idonea alle coltivazioni agricole,

favorite dall’abbondanza di acqua. Esisteva a quei tempi, infatti, un corso d’acqua che, lambendo il lato Nord della collina, sfociava nel mar Adriatico, in prossimità dell’odierno centro di Fasano. Essendo questo anche navigabile, rappresentava una veloce via di collegamento con il mare e gli approdi costieri.

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Le prime tracce di frequentazione del sito risalgono al Neolitico. La prima documentazione che attesti un insediamento vero e proprio risale però al IX secolo a.C. e perdura, con brevi interruzioni, fino al periodo ellenistico-romano (I secolo d.C. circa). Nella prima età del Ferro, tra il IX e l’ VIII secolo a.C., l’abitato consisteva di un agglomerato di capanne in paglia e fango, con pavimenti in argilla, che occupava la sommità della collina ed era formato da gruppi di famiglie legate all’attività agricola. Altri insediamenti erano sparsi alla base del colle. Tra VII e VI secolo a.C. l’abitato situato in cima alla collina comincia ad acquisire importanza rispetto a quelli nella pianura, e comincia ad assumere una fisionomia urbana, probabilmente munito di una prima cinta muraria di difesa. Compaiono complessi abitativi ed edifici pubblici con funzione politica e religiosa, mentre vengono avviati i primi rapporti commerciali organizzati tra il mondo peuceta e la Grecia, in particolare con Corinzio.

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Altre case e tombe vengono costruite nella piana ad Ovest e l’abitato assume l’attuale configurazione, articolato in due zone, acropoli e città bassa. Gli edifici sono prevalentemente a pianta rettangolare con fondamenta in pietra, e si arricchiscono in alcuni casi di decorazioni architettoniche policrome. Anche la struttura sociale subisce i cambiamenti provocati dai contatti con l’ellenismo: la società di Monte Sannace, già nel VI secolo a.C., è articolata in differenti classi sociali, come dimostrano le differenti tipologie di tombe appartenenti a questo periodo, e si assiste ad un primo accentramento delle ricchezze e gestione del territorio da parte di pochi ristretti gruppi aristocratici. La città è interessata da una continua crescita fino al V secolo a.C., quando comincia un periodo di conflittualità, come il resto delle popolazioni della Puglia interna, per mantenere l’indipendenza dalla colonia greca di Taranto.

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Il periodo di oscurantismo si ripercuote su un decadimento artistico e ridotta quantità di materiale ceramico ascrivibile a questo periodo, con ridottissime importazioni di materiali dalla Grecia. Tra la seconda metà del IV e il III secolo a.C. la città risorge a nuovi fulgori. Questo è il periodo di maggior splendore e ricchezza: le primitive mura intorno all’acropoli, costituite da blocchi informi di pietra, vengono rinforzate con tufo carparo a perfetta isodomia e vengono aggiunte altre due cinte di mura. La città si espande ulteriormente occupando gli spazi in pianura adibiti a pascolo inclusi nel 2° circuito di mura, articolandosi in isolati distribuiti attorno a strade. Con l’espansione dell’abitato, l’acropoli diviene sede di edifici pubblici (un portico colonnato che borda il lato orientale dell’agorà) e di residenze aristocratiche, nonché di tombe monumentali. Inoltre reperti archeologici testimoniano una ulteriore ellenizzazione della cultura, con la comparsa del bilinguismo, sebbene limitato alle classi più aristocratiche. Nel corso delle guerre puniche (III secolo a.C.), la città e i pascoli circostanti vengono cinti da un quarto circuito, lungo 3900 metri ed un quinto circuito di mura lungo 5500 metri. La tecnica rozza di costruzione suggerisce che probabilmente esse fossero legate a impellenti necessità difensive piuttosto che per fenomeni di espansione edilizia.

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La città, verosimilmente, fu distrutta intorno al III secolo a.C., nel momento del suo massimo sviluppo, come testimoniato da reperti archeologici contenenti tracce della fine violenta della città connessa alle spedizioni punitive dei romani contro chi aveva, anche indirettamente, appoggiato le truppe di Cartagine; pare, comunque, che l’abitato di Monte Sannace abbia mantenuto un atteggiamento neutrale nei confronti delle due potenze, non gradito dalle mire egemoniche della Repubblica romana. L’acropoli è stata occupata fino al I secolo d.C., mentre l’abitato in pianura perde importanza già dal II a.C. Nel periodo della romanizzazione l’insediamento di Monte Sannace perde importanza: il territorio (la Peucezia interna) si trova escluso dalle principali arterie potenziate dai Romani. Pochissime tracce testimoniano la presenza di civiltà nel periodo romano. La località viene quindi abbandonata e resta disabitata.

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Le migliaia di cocci di laterizio sparsi e ammucchiati nel sito fanno parte dei coppi di copertura dei tetti. Eseguiti con ottima creta e cotti perfettamente, per qualche misterioso motivo essi non sono stati attaccati da muschi e licheni e appaiono come nuovi . Risalgono invece al VI – IV secolo a.C.

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(per una visita al Museo che ospita gli splendidi reperti del sito, clicca qui)

di Gianluigi Vezoli

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