Attraversando l’Abruzzo, nel cuore del Parco Nazionale del Gran Sasso, vedremo la torre di Forca di Penne.
Per la sua posizione orografica risulta facilmente accessibile da entrambi i lati, e per questo sin dal VII secolo a.C. era un passaggio fondamentale della transumanza essendo posto lungo il Tratturo Magno, un percorso che divenne importante sotto la dominazione Romana. Proseguendo, arriveremo a Castel del Monte, un luogo abitato sin dalla notte dei tempi, che nell’alto medioevo fu soggetto ai monaci volturnensi. Oggi, pur avendo perduto nove decimi dei suoi abitanti dopo la seconda guerra mondiale per via della crisi del commercio delle lane, è riconosciuto come uno dei Borghi più belli d’Italia. Da qui ci arrampicheremo sui monti per giungere a duemila metri di altitudine sull’altopiano più vasto d’Italia: Campo Imperatore. Di una bellezza abbagliante, il territorio è quasi del tutto spoglio di vegetazione sia per la quota altimetrica sia per l’opera di disboscamento dei secoli passati. È luogo di pascolo e refrigerio estivo per mandrie e greggi di tutti i borghi limitrofi, nonché in passato punto di riferimento per la pastorizia e la transumanza. C’è un albergo storico che si trova, qui, oggi in disuso, realizzato nel 1930, che fu l’ultima prigione di Benito Mussolini nel 1943, prima di essere liberato con un colpo di mano dai tedeschi. A causa della quota altimetrica e della lontananza da sorgenti di inquinamento luminoso questi luoghi sono considerati ideali per gli studi astronomici, ed infatti ospita una stazione di osservazione. Tutta la vallata è meta ideale per chi cerca la tranquillità e le passeggiate nella natura più autentica. Il noto alpinista Fosco Maraini lo paragonò, con le dovute proporzioni, alla valle di Phari Dzong, coniando il termine di Piccolo Tibet che è ancora oggi d’uso comune. Questi straordinari scenari sono stati cercati da molti registi, per varie produzioni cinematografiche. E negli occhi della maggior parte di noi restano i film western di Bud Spencer e Terence Hill dedicati al personaggio di Trinità. Ho visitato proprio il luogo di una sua scena iconica, dove tutto è rimasto come nel 1970, persino le pietre del bivacco. E sono rimasto sorpreso che sia diventato quasi un santuario dei viandanti, che qui lasciano una monetina, nella celebre padella coi fagioli che fece leccare i baffi a tutti gli amanti del Cinema. D’inverno il panorama s’imbianca. Ma il senso di immensità e grandiosità del paesaggio resta abbacinante nel cuore, per chiunque si avventuri su questa sconfinata vallata.
ALESSANDRO ROMANO (chi sono)
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