Nel mondo antico il rapporto fra gli uomini e gli animali è molto più intimo e stretto di quanto sia diventato ai nostri giorni.
In antichità gli uomini interagivano con le varie specie animali molto frequentemente, in primo luogo perché assai diverso era allora l’equilibrio ecologico che faceva incontrare gli abitanti delle città e della campagna coltivata, con quelli della natura selvaggia. Per questo motivo tutte le varie espressioni artistiche umane, ma anche i riti cultuali delle civiltà elleniche, e la filosofia, la medicina, finanche la mitologia, pullulano di presenze animali, introdotte dall’uomo per operare molteplici funzioni ideologiche e sociali. Le città del mondo antico sono in stretto rapporto con la campagna, per cui i contatti e gli scambi con il mondo agricolo sono quotidiani. Cavalli, asini, muli, pecore e maiali vivono a stretto contatto con l’uomo. Ed anche animali simbolici, come la civetta, era assai facile incontrarli, vista la vicinanza con i territori selvaggi, abitati da grandi predatori, ed il mare con le sue creature. La partecipazione degli animali alla vita ed alle attività umane era decisamente superiore, rispetto al mondo moderno. Ecco perché essi si ritrovano ovunque, nelle credenze popolari, nelle superstizioni, nei racconti che si tramandavano di generazione in generazione, storie che diventavano così facilmente favole, fino a diventare parte integrante di riti sacri e funerari, di spettacoli ed opere d’arte. Apparivano persino negli oracoli. Di questo binomio indissolubile fra uomo e animale l’arte è la prova più tangibile e meravigliosa, a volte incantevole. Così come appare scorrendo le vetrine del Museo Archeologico “Sigismondo Castromediano” di Lecce, dove fra i reperti della civiltà messapica, che popolò l’attuale Salento, è tutto un proliferare di animali di ogni tipo, dai più comuni fino alle specie più sorprendenti. Facciamo un viaggio in questo piccolo mondo antico, e scopriamo gli animali che popolavano la vita e le fantasie dei nostri antenati di 2.500 anni fa. Nel filmato allegato (che ho creato grazie all’aiuto dell’archeologa Michela Rugge) vi mostriamo tutti i reperti del Museo che ospitano l’immagine di un animale, oppure sono essi stessi realizzati con ossa, di animali. Come con le famose statuette delle Veneri ritrovate a Parabita: un reperto che riassume intensamente l’intima comunione della vita in antichità, fra l’uomo e gli animali, l’unione indissolubile fra gli esseri viventi e il creato che li accoglieva, una simbiosi ricolma di reciprocità e rispetto. Un valore che, oggi più che mai, bisogna tramandare al futuro dell’Umanità. Ed il Museo “Castromediano” assolve anche questo compito.
ALESSANDRO ROMANO (chi sono)
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