Cookie Consent by Free Privacy Policy Generator website Pompei, viaggio nella città di Eros

Pompei, viaggio nella città di Eros

Pompei, la meravigliosa città Romana catturata per sempre dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. è una continua meraviglia, un viaggio indietro nel tempo come non si può fare in nessun’altra parte al mondo, per chi voglia “vedere” la vita quotidiana dei nostri antenati di duemila anni fa: una comunità svelata nella sua intimità, nei suoi vizi, nel suo amore per Eros!

Il figlio di Afrodite, la dea dell’amore, ha scoccato i suoi dardi in questa città forse più che mai altrove! Non c’è muro, di casa o di via, che non abbia conservato affreschi, disegni, graffiti, che raccontano di incontri e piaceri amorosi, esaltazioni o anche delusioni…

… qui sopra, per esempio, un graffito sul muro di una casa ricorda: “Qui e ora ho scopato una ragazza bella d’aspetto, da molti lodata, ma dentro era soltanto fango”.

E qui sopra, invece: “Una bionda mi ha insegnato a odiare le more. Le odierò se mi sarà possibile. Se no, le amerò, anche contro voglia. Scrisse la Venere fisica pompeiana”.

Pompei, viaggio nella città di Eros

L’arte erotica di Pompei (ma anche di Ercolano) scandalizzò parecchio la società all’epoca della sua scoperta, a partire dal XVII secolo, e fino a tempi relativamente recenti fu tenuta ben nascosta, e solo gli archeologi potevano accedervi (dietro richiesta).

L’ubiquità intrinseca di tali immagini (ed oggetti ritrovati) indica che gli usi e costumi della civiltà Romana erano molto più liberali rispetto alla maggior parte delle culture dei nostri giorni. Ovviamente, molto di quello che a noi potrebbe sembrare esclusivamente immaginario erotico erano anche simboli richiamanti alla fertilità, o scaramantici talismani portafortuna.

I tintinnabulum (campanelli eolici), sculture in bronzo rappresentanti animali o divinità erano elementi alquanto comuni nella decorazione delle case. Ovunque, sono stati ritrovate sculture di grandi peni in erezione, con tutta probabilità da intendere quindi come simboli di fertilità e fortuna.

Le scene amorose le ritroviamo praticamente ovunque, su ogni oggetto, anche di uso comune. Qui sopra, piatto attico a figure rosse, V secolo a.C.

Nel mondo Romano il membro virile era tenuto in gran conto, ritenuto talmente potente che proteggeva dal male.

Pompei sembra esser stata orientata in generale ad una considerazione favorevole in ambito di materia sessuale: Sulla parete del tribunale civile, solitamente frequentato da molti viaggiatori dell’epoca, un graffito avvisava lo straniero che “se qualcuno fosse alla ricerca di qualche tenero amore in questa città, tenga presente che qui tutte le ragazze sono assai gentili”. I falli (come quello sopra) avvisavano le persone circa la strada da seguire, per giungere in questi luoghi del sesso.

Priapo, divinità di origine greca caratterizzata da un fallo mostruoso, era qui di casa, nelle raffigurazioni artistiche…

In questo scorcio qui sopra, possiamo vedere un angolo di quella Pompei città della “gioia”…

I falli posti accanto a porte e finestre, comunque, non sono una caratteristica solo di Pompei…

…faccio una divagazione con l’immagine qui sopra, dalla mia città di origine, Lecce, che nel suo centro storico mostra ancora oggi l’inferriata di una finestra (notata anche dal poeta Vittorio Bodini) di natura molto esplicita.

Sopra, Termopolio con insegna fallica (da Le Antichità di Ercolano, Napoli 1771).

Fra sculture e affreschi, le sale del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, da dove provengono tutte queste immagini, mostrano Pompei in ogni suo lupanare nascosto…

Non è ben chiaro se le immagini sulle pareti di queste case fossero una sorta di pubblicità sui servizi offerti dalle prostitute, o fossero semplicemente destinati ad aumentare il piacere e la tensione erotica nei visitatori. Alcuni di questi dipinti ed affreschi sono divenuti immediatamente molto famosi, dopo il loro ritrovamento, proprio perché rappresentano scene erotiche esplicite, raffiguranti una varietà di posizioni amorose.

Alcune di queste scene sembrano riferirsi proprio alla donna che qui esercitava…

…come questa ragazza dai capelli rossi, vestita solo di un reggiseno (elemento raro!), sopra cui è incisa la frase: “spingi piano”.

Altre iscrizioni rivelano invece alcune informazioni aggiuntive riguardanti le parcelle richieste per i vari servizi sessuali offerti dalle prostitute. Nella cosiddetta casa degli schiavi si riscontrano anche varie indicazioni sui servizi offerti dai maschi: “Logas per otto assi”, ma anche “Maritimus lecca la tua vulva per quattro assi”, “Egli è pronto a servire vergini pure”.

Curiosi e caratteristici gli amuleti e gli oggetti ritrovati, veri manufatti artistici, realizzati con somma perizia!

Anche le lucerne, erano decorate a tema.

Gli importi richiesti variavano solitamente da uno a due assi, ma potevano anche aumentare, evidentemente per i servizi più raffinati e rivolti alla clientela benestante. Nella fascia di prezzo più basso un rapporto sessuale consumato con una prostituta costava come comprare una pagnotta di pane. Prostituirsi era un’attività poco costosa per l’uomo, ma è da notare che anche una prostituta a basso prezzo poteva arrivare a guadagnare tre volte il salario di un operaio urbano non qualificato. Comunque, è tuttavia improbabile che una donna liberata potesse esercitare la professione nella speranza di arricchirsi: la maggior parte di esse erano schiave con necessità di un alto tenore di vita, perchè costrette a cercare di mantenere sempre un aspetto giovanile.

Riporto altri esempi di graffiti ritrovati all’interno del lupanare: “hic ego puellas multas futui” (qui ho fottuto tante fanciulle) e “Felix bene futuis” (Felice, ben scopata)….

…era un mondo certamente con pochi “diversivi”…

…un mondo in cui non si viveva così a lungo come ai tempi odierni, e in cui la forza vitale, unica forza per la maggior parte della gente comune, era rappresentata da questi organi genitali… unica gioia in tempi cupi di falsa libertà. Un mondo che tanto ancora parla a noi, dopo duemila anni.

Chiudo questo piccolo reportage con una scoperta della fine del 2018 a Pompei, di cui condivido le immagini da Facebook: il rinvenimento di un affresco che mostra Leda e il cigno…

…il famoso mito greco in cui Zeus, per potersi avvicinare alla fanciulla si tramutò in cigno, riuscendo ad accoppiarsi con lei. Sui social ho notato con simpatia le allusioni erotiche nei tantissimi commenti sui vari post…

…eppure nello sguardo di questa Leda non vi è nulla di erotico. Forse solo una sensazione che sa di fato, di predestinato. Lo specchio lontano di un mondo in cui anche la malizia differisce da noi, oggi.

(Le notizie storiche le ho reperite dai pannelli illustrativi del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, e Wikipedia)

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