Cookie Consent by Free Privacy Policy Generator website Il Museo Archeologico di Muro Leccese

Il Museo Archeologico di Muro Leccese

Il Museo Archeologico di Muro Leccese ha raggiunto una tale bellezza espositiva ed un’esauriente esposizione narrativa che lo rende uno dei contenitori più importanti del panorama salentino, cosa non facile da ottenere, in un territorio come il suo, talmente ricco di sfaccettature e periodi storici diversi fra loro, che si alternano e si danno il cambio in un entusiasmante galoppata nei secoli.

La nuova esposizione ha accentuato il focus sulla città e la civiltà messapica, ricostruendo interessantissimi tasselli che ci riportano indietro nel cuore della Storia.

Museo Archeologico di Muro Leccese

Fra le scoperte più importanti qui giustamente esaltate vi è il celebre “tesoretto”…

Museo Archeologico di Muro Leccese

La sezione medievale mostra parecchi reperti, come quelli sopra, interessanti resti di ceramica da mensa policroma, databile ai secoli XIV-XV.

L’eco delle invasioni turche, dopo l’occupazione di Otranto nel 1480, risuona ancora, in queste sale…

…davanti a questo elmo turco che risale proprio a quegli anni!

Qui siamo davanti ai resti dell’ultimo abitante della città messapica, ucciso nei giorni in cui si consumava l’occupazione Romana. Attorno alle mura gli archeologi hanno ritrovato numerose ghiande di piombo, quelle che erano scagliate con le fionde dai frombolieri Romani, la prova dell’agguerrita resistenza che oppose la città. Il Museo propone una suggestiva ricostruzione grafica dell’attacco, e lo scheletro di quest’uomo, alto 1,70 m e dell’età di circa 45-50 anni, che morì asserragliato sugli spalti.

Qui sopra invece vediamo la più antica iscrizione messapica ritrovata a Muro, riferibile al periodo di fine VI inizio V secolo a.C.

Qui invece uno sguardo fra gli oggetti della vita quotidiana, come erano spilli e ditali, e misure per la pesa degli alimenti.

I centri per la coniazione delle monete erano generalmente le colonie greche in Italia meridionale…

…ed il ritrovamento a Muro di monete in periodo classico testimonia come il centro avesse importanti scambi economico-culturali nel Mediterraneo.

 

Affascinante anche vedere coi propri occhi (e osservare le immagini derivate da vasi d’epoca) le spille che sorreggevano gli abiti delle donne messapiche, gli accessori da loro utilizzati per il vestiario.

Stupendo il grande vaso prodotto nell’officina di un artista greco di fine VI secolo a.C. noto comunemente come il “pittore di Antimenes”…

…fu acquistato da un notabile messapico pochi anni dopo…

…con cui fu poi sepolto, e deposto insieme nella sua tomba. Il vaso fu quasi distrutto, e solo il paziente lavoro degli archeologi ci permette ora di averne l’attuale visione.

Molto interessante perché riproduce scene abituali della vita di allora.

La trozzella, il vaso classico della cultura messapica, uno dei tanti esemplari che sono stati rinvenuti in Salento, da Egnazia a Vereto (IV secolo a.C.).

I vasi li troviamo spesso nelle sepolture, nei riti collegati ai morti, ai voti alle divinità…

…e questo ha dato modo al Museo, fra le sue tante ricostruzioni, di proporre uno dei culti a cui la civiltà messapica era più intimamente legata.

E proprio queste ricostruzioni danno al Museo quel tocco in più che permette una “visione” più completa al visitatore…

Fra i reperti, anche resti di chiese non più esistenti, salvate in parte alla distruzione e dall’oblio.

Fra le ricostruzioni, anche quella della cittadina medievale, sovrastata dal palazzo dei Protonobilissimo, feudatari di Muro per secoli e secoli di storia… 

…di cui è rimasto anche lo stemma, nella ceramica cinquecentesca custodita nel Museo. Un viaggio a cui invito qualsiasi visitatore, perchè quello che avete visto qui è solo un assaggio: Muro Leccese ha molto da offrire, a chi voglia viaggiare nel tempo, sulle ali imponenti dei millenni della storia di questa terra.

(I pannelli sono tratti dalle sale del Museo, le altre notizie dal libro “Muro Leccese, i segreti di una città messapica”: Catia Bianco, Teresa Oda Calvaruso, Cosimo Derinaldis, Fabrizio Ghio, Liliana Giardino, Norma Lonoce, Francesco Meo, Grazia Maria Signore, Anna Lucia Tempesta, Università del Salento, Soprintendenza Archeologica della Puglia)

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