Cookie Consent by Free Privacy Policy Generator website Le prigioni del castello Carlo V di Lecce

Le prigioni del castello Carlo V di Lecce

Non c’è uomo che non lotti fino alla fine, per sopravvivere, è stato così fin dalla preistoria e sarà così sino all’epilogo del nostro cammino umano. Per questo, resto sempre affascinato quando entro nelle segrete di antichi castelli e guardando i muri di queste prigioni osservo i disegni lasciati secoli fa da uomini condannati alla catena, senza più alcuna idea di futuro.

Il castello Carlo V di Lecce è uno di questi luoghi…

…tornato alla fruizione pubblica dopo un certosino lavoro svolto negli ultimi anni, dall’Università del Salento e dalla Soprintendenza locale, che ha predisposto visite supportate da apparati illustrativi tridimensionali e meravigliose ricostruzioni virtuali.

L’imperatore Carlo V d’Asburgo fece completamente ricostruire la vecchia fortificazione medievale (1539) e affidò l’incarico di mettere in piedi un maniero militarmente all’avanguardia al suo architetto Giangiacomo dell’Acaya. Il grosso dei lavori durarono 10 anni. Ed alla fine nacque una fortezza davvero poderosa. Nei suoi sotterranei, appunto, vi si rinchiudevano gli arrestati di ogni genere, anche d’alto livello, come fu il caso dello stesso Giangiacomo, che finì in disgrazia per aver fatto da garante ad un uomo che non onorò i suoi debiti.

Le mura di questa prigione sono completamente graffite, incise, lavorate ad arte, spesso sopraffina, ed illustrano uomini e figure misteriose, scene, storie e devozione. Un affresco visivo che mi riporta alla mente la Torre di Londra, che abbiamo già visto in un altro reportage, ma anche luoghi più prossimi, qui in Salento, come Maglie, oppure Tricase o Muro Leccese.

Spiccano parecchi stemmi nobiliari, indice del grosso numero di uomini importanti che qui dentro ci finirono…

…le classiche navi graffite, che si ritrovano in così grande numero in Salento…

…e che offrono uno spaccato di quello che era la marineria dell’epoca, in maniera molto realistica.

Le pareti dovo sono incise le figure sono generalmente sempre le stesse, forse perché questi uomini erano incatenati e non avevano la possibilità di fare grandi spostamenti.

Fra cavalli, figure a braccia aperte, e segni non sempre chiari, si dispiega un palinsesto secolare di tristi pensieri meditati nella penombra…

Ricorrente è l’immagine di Gesù in croce…

…e curioso è anche notare la differenza con i “segni” lasciati dai carcerati di oggi: qui non si trova nulla di osceno, nè bestemmie, tutto lascia trasparire una sorta di pacata, pacifica rassegnazione…

…che certamente lascia il visitatore molto empatico, “vicino”, a quell’uomo incatenato secoli fa!

Interessanti anche le scene che ritraggono torri, fortezze…. decorate con molta precisione, anche se l’immagine in foto non rende bene come dal vivo…

Qui sopra, una torre, con un serpente attorcigliatosi attorno… che mi ricorda molto la leggenda della torre del serpe di Otranto, che narrava appunto di una creatura che divorava l’olio che teneva acceso il faro posto davanti al canale d’Otranto… Questa immagine è oggi lo stemma della città idruntina.

Non mancano le croci, semplici o poste sul monte Calvario, a testimonianza di una fede che questi uomini non persero…

Si incontrano intere iscrizioni, nomi, date incise…

…navi, case…

…un mondo intero, fa capolino qui dentro da un tempo lontano. Una visita, a tutto il castello, che raccomando a tutti gli appassionati della grande Storia come di quella minima.

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