Cookie Consent by Free Privacy Policy Generator website La cripta dei santi Andrea e Procopio a Monopoli

La cripta dei santi Andrea e Procopio a Monopoli

Quando cadde l’Impero Romano, gli abitanti della grande città di Egnazia, sul limite estremo dell’antica Messapia, vessati dai predoni che venivano dal mare, dalla recessione economica e in assenza di un potere centrale, abbandonarono l’abitato e si riversarono nell’entroterra, ricco di piccoli canjon naturali, le lame, che vennero così scavati e adattati ad abitazioni, chiese e magazzini di ogni tipo.

Sorsero così le bellissime chiese rupestri, che da Fasano a Monopoli incorniciano questo bellissimo panorama naturale, oggi rivalutato anche dall’attività di masserie e agriturismi.

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Qui siamo lungo la parete della lama dell’Assunta, in agro di Monopoli, dove sorse una sorta di “stazione” di sosta lungo l’importante arteria costiera che da qui passava per giungere più a sud, a Brindisi, Lecce e Otranto. Una via frequentata da ogni sorta di viaggiatori, pellegrini, mercanti e soldati in partenza verso l’oriente.

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Qui sorge la chiesa dedicata a S. Andrea Apostolo e S.Procopio. Fra i giganteschi olivi secolari, alcuni dei quali erano forse già alberelli ai tempi in cui tutto qui era in attività, questa visione si apre all’improvviso al visitatore…

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Il culto per questi santi era nato in Oriente, e poi, in seguito ai rapporti politici, religiosi e artistici tra la Puglia e l’area greco-bizantina, si diffuse in Occidente. Essi sono molto legati alla tradizione agiografica sia latina che bizantina.

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Sant’Andrea è l’apostolo la cui devozione popolare è testimoniata dalla presenza di molti affreschi nelle chiese pugliesi. San Procopio da Cesarea è invece un santo militare molto venerato già in epoca alto medievale in Oriente, soprattutto tra le armate bizantine. La diffusione del suo culto in Italia meridionale è probabilmente legata all’arrivo dei bizantini durante la colonizzazione greca avvenuta tra X e XI secolo. Proprio a questo periodo si fa risalire lo scavo di questa chiesa.

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Di grande interesse è l’iscrizione incisa sulla facciata, collocata tra la lunetta e una finestrella, in cui il santuario è definito “templum” cioè “chiesa edificata”. Recita così: “Hoc templum fabricare fecerunt Johannes, Alfanus, abbas Petrus, Paulus in onore sancti Andree Apostoli et sancti Procopii martyris per manus Joannis diaconis atque magistri et dedicatum est per manus domini Petri archiepiscopo secondo die intrante mense nobember. Hoc scripta fieri fecit Iaquitnus presbyter, filius suprascripti magistri per manus Rodelberti presbiteri

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Nell’iscrizione vengono citati un certo Giovanni, Alfano, Pietro e Paolo, a cui probabilmente dobbiamo la costruzione del tempio. Si accede nella chiesa attraverso un portale principale che, in facciata, è affiancato da due porte laterali più piccole, sul modello delle chiese costruite.

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La pianta della chiesa è ad aula unica, misura quasi 6 metri per 6, ha una zona presbiteriale, e sulla destra un cunicolo che potrebbe essere servito a camera sepolcrale.

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La zona presbiteriale è bipartita in quanto è suddivisa in due parti: la prima parte è formata da due celle affiancate che sono separate fra loro da un muretto litico alto circa 50 cm.

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La chiesa doveva essere completamente affrescata. Oggi purtroppo, non sono rimaste molte pitture…

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Sulle pareti si riconosce San Giorgio, il cui culto si diffuse in Occidente nel periodo delle crociate. Poi un Sant’Eligio, un santo normanno al quale ricorrevano molto i pellegrini. Sulla parete sinistra è dipinta la figura di un giovane santo imberbe il cui nome rimane sconosciuto a causa del deterioramento dell’affresco. Poi ci sono i Santi Medici, Pietro e Paolo, tutti riferibili ad un periodo a partire dal 1200.

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C’è un’Annunciazione, un San Leonardo, monaco benedettino e patrono dei prigionieri…

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…una meravigliosa Dèesis (Cristo in trono tra la Vergine e san Giovanni Battista in preghiera), che nonostante il deterioramento resta un’immagine molto bella…

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…una Madonna con Bambino… mentre di particolare interesse appare la decorazione presso l’abside, con un motivo decorativo che imita i tralci vegetali, nascenti da un’anfora di tipo orientale.

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Respirare quest’aria umida, fra queste pareti ancora “vive” nonostante quasi mille anni, lascia dentro una grande suggestione…

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Questo tempio meraviglioso è una ulteriore prova dei legami religiosi e culturali che intercorrevano tra la Puglia e l’Oriente in un periodo storico troppo spesso sminuito, che ha assistito alla coesistenza pacifica di genti ed etnie di varia provenienza e diversa fede religiosa.

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