Cookie Consent by Free Privacy Policy Generator website La Cappella Palatina di Palermo

La Cappella Palatina di Palermo

Pochi Monumenti dell’Arte mondiale lasciano sbigottiti per la ricchezza degli elementi architettonici e decorativi, uno di questi è la Cappella Palatina di Palermo! La Cappella Palatina è una basilica a tre navate che si trova all’interno del complesso architettonico di Palazzo dei Normanni o Palazzo Reale a Palermo. La chiesa è dedicata a san Pietro apostolo e fa parte del

Patrimonio dell’umanità Unesco nell’ambito dell’Itinerario Arabo-Normanno di Palermo, Cefalù e Monreale. Attualmente la cappella è completamente avvolta dalle strutture del palazzo sede della Regione Sicilia e di un Museo.

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La cappella in origine era isolata e separata dal palazzo, per cui presentava cortine murarie esterne, percorse da alte ghiere a rincassi multipli. Molteplici interventi eseguiti nei secoli hanno modificato il monumento preservandone comunque la struttura architettonica e parte dei mosaici.

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L’antica chiesa originale fu fatta costruire, a partire dal 1130, sopra il preesistente Specum subterraneum religiosissimum, altrimenti noto come chiesa di Santa Maria di Gerusalemme, diventato poi Cripta della Chiesa attuale, per volere del re normanno Ruggero II di Sicilia e venne consacrata il 28 aprile 1140 come chiesa privata della famiglia reale. I lavori furono completati nel 1143. In seguito la chiesa fu rimaneggiata, ad esempio in epoca rinascimentale, nell’anno 1472, vennero recuperati e ripristinati gli Arabeschi e gli Intarsi dei manufatti marmorei preesistenti, da parte dello scultore Domenico Gagini di Sicilia.

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Il rapporto con l’architettura bizantina è evidente nell’impianto centrico e nella decorazione degli edifici Palermitani del periodo: le chiese di San Giovanni dei Lebbrosi (1072), di San Giovanni degli Eremiti (1142-1148), di San Cataldo (1154) e della Martorana (“Santa Maria dell’Ammiraglio”, del 1143).

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L’accesso attuale alla cappella avviene attraverso un portico, su archi a sesto leggermente ribassato e colonne e capitelli di reimpiego, costruito nel 1506.

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I mosaici esterni sono moderni.

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Dal portico si accede ad un vestibolo in pietra viva che in origine metteva in collegamento la cappella con gli appartamenti reali.

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L’interno è diviso da tre navate separate da due file di quattro colonne in granito e marmo cipollino con capitelli compositi che sorreggono una struttura di archi ad ogiva, molto belli, sopraelevati e dotati di un sesto acuto che ne testimonia la derivazione da tipologie arabe.

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Alla base delle absidi c’è il presbiterio sopraelevato, centrato su una campata quadrata coperta dalla cupola e delimitata da ampi archi ogivali che ricadono su colonnine di porfido che alleggeriscono la struttura.

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Mosaici ricoprono tutta la superficie della chiesa, anche se solo una piccola parte è originale della metà del 1100. I mosaici, tra i più importanti d’Italia, pur ispirandosi ai modelli iconografici bizantini e cassinesi, mostrano uno sviluppo autonomo tipico della scuola artistica siciliana e sono opera di artisti sia locali sia greci, che qui hanno lasciato alcuni rari esempi, nella raffigurazione di animali e piante.

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Nell’abside centrale è raffigurato un gigantesco Cristo Pantocratore benedicente, con in mano un libro in cui sono scritti i passi del vangelo di Giovanni.

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Al di sotto del Cristo Pantocratore si trova il mosaico raffigurante la Madonna tra santi risalente al XVIII secolo. Ai lati si trovano due arcangeli e, sotto, i santi Gregorio e Silvestro.

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Nel braccio del transetto di destra si trova un pulpito marmoreo dietro cui si accede all’abside della navatella destra contenente una statua marmorea barocca.

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Sull’arco trionfale è raffigurata l’Annunciazione mentre sull’arco opposto, non visibile dalla navata, si trova la Presentazione di Gesù al tempio.

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I mosaici di datazione più antica sono quelli della cupola, risalenti alla costruzione originaria, che raffigurano il Cristo Pantocratore circondato da angeli ed arcangeli.

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Nel tamburo sono raffigurati i profeti e, nelle nicchie di raccordo, gli Evangelisti.

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Nella parete del transetto sono raffigurate alcune scene della vita di Cristo.

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Nei catini delle absidiole si trovano i busti di S. Andrea e di un altro santo realizzati nel XVI secolo.

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Al di sopra c’è la Vergine Odigitria.

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Nella parete di fronte sono raffigurati santi vescovi della Chiesa greca.

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La Cappella è rischiarata da diversi tipi di finestre, quelle originali presentano la classica decorazione a traforo in stile arabo, mentre alcuni finestroni in stile gotico sono stati adattati successivamente.

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I mosaici della navata sono più tardi di quelli del presbiterio. Raffigurano scene bibliche e risalgono agli anni tra il 1160 e la fine del secolo. I mosaici sopra gli archi della navata centrale sono distinti in due ordini e sono dedicati a scene dell’Antico Testamento, dalla Creazione alla lotta di Giacobbe con l’Angelo.

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Gli intradossi degli archi sono decorati con figure di santi contenuti in cornici rotonde.

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La controfacciata è occupata dal soglio reale, sollevato da cinque gradini rispetto al pavimento della navata. Nella parte superiore è raffigurato il Cristo in trono tra i santi Pietro e Paolo, mosaici restaurati durante il regno di Ludovico d’Aragona nella metà del XIV secolo.

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Il soffitto in legno della navata centrale è la più evidente testimonianza della presenza islamica alla corte di Ruggero, infatti le travature delle navate laterali sono decorate con intagli e dipinti di stile arabo (muqarnas), la classica struttura lignea caratterizzata dai tipici lacunari geometrici degradanti.

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Una fascia centrale a cassettoni di legno scolpiti in forma di stella presenta in ogni spicchio rappresentazioni di animali, danzatori e scene di vita della corte islamica e del Paradiso com’è descritto nel Corano; soggetti che rimandano alla vita delle corti arabe, il tutto circondato da iscrizioni in caratteri cufici. Pur restaurato nel XV secolo il soffitto si mantiene sostanzialmente integro.

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Il soffitto della navate laterali è più semplice ed è costituito da assi trasversali che delimitano delle conche nelle quali sono ripresi i soggetti visti nella navata centrale.

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Le decorazioni del pavimento della Cappella Palatina offrono un esempio lampante di opus sectile medievale, nel quale i sovrani Normanni hanno voluto mostrare l’incontro della cultura occidentale con quella orientale, nobilitato da materiali preziosi come il porfido.

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Infatti i motivi ornamentali in opus sectile, analizzati e confrontati con i motivi impiegati nei monumenti normanni anteriori al cantiere palermitano, come nel Duomo di Salerno ad es., mostrano la compresenza di due differenti tradizioni culturali: da una parte quella bizantino-cassinese, dall’altra quella islamica ifriqena. Nel cantiere palatino si assiste ad un’originale commistione tra le due culture.

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Gli intensi rapporti tra Palermo e Salerno potrebbero aver garantito l’insediamento e la collaborazione di artigiani siciliani nel cantiere campano. Ed è probabile che Ruggero II, ammirando l’impiantito del Duomo campano, abbia disposto l’esecuzione del pavimento palatino assumendo squadre salernitane. Le maestranze campano-bizantine giunte a Palermo trovarono un clima culturale nuovo, eterogeneo e stimolante. Nel cantiere ruggeriano incontrarono la cultura islamica e ne accolsero il linguaggio per arricchire i loro repertori rinnovando la tecnica. Da parte loro gli artigiani islamici si impossessarono presto della tecnica opus sectile, impiegandola ed interpretandola nel modo a loro più consono.

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Il disegno dei riquadri pavimentali delle navate è costituito da bande che intrecciandosi formano stelle ad otto punte intorno a dischi di porfido spesso disposti a quincunx.

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Nella complessità degli schemi ornamentali, l’elemento che colpisce l’occhio, come visto in precedenza, è il nastro intrecciato, ma le forme geometriche che si ripetono in tutto il litostrato pavimentale sono anche gli elementi circolari e triangolari.

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La Cappella Palatina: tesoro inestimabile dell’Arte mondiale !!!

Gianluigi Vezoli

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