Cookie Consent by Free Privacy Policy Generator website Giuggianello: nel cuore del Salento

Giuggianello: nel cuore del Salento

Ogni volta che ritorno a Giuggianello è sempre una scoperta, un viaggio nel cuore di questa terra, un’inesauribile miniera di informazioni sulla vita e la storia di questa parte del Salento, una passeggiata in un lembo di natura ancora miracolosamente conservata e ricca! Mi sono fatto accompagnare in questa mattinata libera da impegni da un caro amico del paese, Vincenzo Ruggeri.

Lui, insieme a Carlo Perfetto, fanno parte del Centro di Cultura Sociale e di Ricerche Archeologiche Storiche a Ambientali, e da decenni svolgono la fondamentale opera di divulgazione del patrimonio culturale di Giuggianello, il più piccolo Comune del Salento, ma infinitamente ricco di svariate peculiarità.

Giuggianello: nel cuore del Salento

Qui siamo all’interno del Museo, situato proprio nel cuore del borgo… un’autentico spaccato della vita e della civiltà contadina che ha animato per secoli e secoli il nostro Salento.

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Bellissimi questi esemplari di pipe, in terracotta, che non mancavano mai sulla bocca dei contadini, frantoiani, lavoratori di ogni genere di questa terra…

Giuggianello: nel cuore del Salento

…qualche esemplare di ferro da stiro, con cui erano indaffarate le donne…

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Non mancano mai gli oggetti che ci riportano alla devozione popolare, allora ovviamente molto più vissuta e profonda dei nostri tempi: questa statuetta rappresenta San Rocco…

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Qui sopra, alcune piccole lampade a olio. Dei tempi in cui non c’era ancora la corrente elettrica.

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Un torchio, di un frantoio che lavorava le olive…

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…e qui sopra, un esempio dei giochi dei bambini di allora!

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Altri esempi del lavoro femminile, sopra la tavola di legno che serviva a lavare i vestiti…

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…il telaio, la cassapanca dove si riponevano le cose più svariate!

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Gli ambienti sono accuratamente allestiti, non mancano nemmeno capi di vestiario che risalgono al ‘700.

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E qui siamo giunti al frantoio ipogeo…

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Può essere datato intorno agli inizi del XVIII secolo, dato che risulta dal catasto onciario di proprietà della signora Donna Saveria Riccio nel 1753.

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Sull’ingresso c’è anche un’epigrafe, datata 1757.

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Entrando, sulla sinistra si intravedono diverse croci incise…

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…il frantoio è praticamente intatto.

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Caratteristica questa grande lastra, c’è sopra un’epigrafe: “Nell’anno 1666 Nico detto Bello fece questa tavola”. Non sappiamo se fosse proprio del frantoio, magari usata dagli uomini per pranzare, o se viene da qualche altra parte. Cambierebbe la datazione del frantoio, nel primo caso…

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…è tutta graffita, ci sono alcune mani…

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…un gioco, che richiama quello contemporaneo del “tris”…

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…e la firma del costruttore della tavola.

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In uno dei suoi ambienti c’è una vistosa croce incisa sulla parete.

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Suggestiva l’immagine dell’asino, sullo sfondo…

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…e qui sopra, alla base della scalinata di accesso, sulla destra, l’angolo dove si cucinava.

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Gli amici mi portano sulla collina “dei fanciulli e delle ninfe”, un luogo assolutamente incantevole, magico…

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…popolato da olivi millenari…

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…in un’atmosfera che riattiva i sensori più reconditi della nostra anima sobillata dai rumori della moderna società.

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Qui persino i ricoveri rurali sono costruiti con grandi pietre, e colossali lastre a copertura…

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…e un grande basamento di roccia, “spianato” sicuramente in epoche remote, doveva accogliere una delle tante comunità che qui intorno, sin dal Neolitico, sono datate da reperti archeologici. Non lontano ci sono i Massi della Vecchia, che abbiamo già visto, la loro iscrizione che ci riporta agli albori della civiltà messapica…

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…affioranti il terreno emergono spesso monete d’epoca bizantina: l’amico Vincenzo mi racconta di una che ebbe la fortuna di ritrovare lui, che successivi studi hanno certificato provenire da Costantinopoli, e che qualche pellegrino perse qui vicino, nei pressi della cripta di San Giovanni (sotto) intorno all’800 d.C. …

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Assai frequenti da ritrovare anche i denti di squalo, che tribù primitive riutilizzavano per i loro scopi, essendo ancora molto affilati.

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In cima all’altura, ecco la cosiddetta “torre messapica”…

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…che gli savi archeologici stanno riportando lentamente alla luce…

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…da qui si vede bene il basamento, i suoi enormi massi squadrati, la sua sfericità…

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…pare che fosse larga 20 metri! Dalla sua altezza, che doveva essere considerevole, si vedeva il mare di Otranto!

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E’ un monumento di estremo interesse (vedi qui per approfondire).

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I ricoveri rurali, come abbiamo visto, sono interessanti anch’essi…

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…sull’architrave di questo, c’è una curiosa epigrafe che ricorda “molti terremoti”, nel 1930.

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Sulla strada che porta verso Sanarica c’è un altra struttura che ci riporta alla storia contadina di questa zona…

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…fornita di un “acquaro”, scavato nel banco roccioso, che faceva da scorta d’acqua.

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Sull’architrave d’ingresso c’è un’epigrafe in greco… reminiscenza del periodo bizantino del Salento.

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Una grande aia quadrata, dove si lavorava il grano…

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…sui cui blocchi perimetrali c’è una croce di buon augurio…

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…ma anche blocchi di reimpiego.

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E pozzi, per estrarre l’acqua dal sottosuolo.

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La chiesa dell’Assunta, conosciuta anche come Madonna dei Poveri, è la più antica del paese…

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…all’interno vi sono interessantissimi graffiti, molti ancora nascosti sotto la calce: qui sopra il bastone di San Giuseppe…

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…la più bella nave graffita che ho personalmente mai visto qui da noi… molto caratteristica, ha anche una croce fra i suoi vessilli…

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…altre navi…

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…e un mondo intero, lontano, da riportare alla luce!

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Ringrazio gli amici, Vincenzo Ruggeri e Carlo Perfetto per questa passeggiata, ma sopratutto per il loro grande amore per il territorio. Un pò amaramente mi raccontavano di come, cinquant’anni fa, erano presi in giro dalla gente perché se ne andavano in giro “per pietre”. Cercare le proprie origini, dedicare la propria vita a questa “missione” e poi tentare di divulgarla, è opera meritoria di cui le future generazioni ringrazieranno. Quello che avete visto in questo reportage è solo un assaggio di quanto si può vedere a Giuggianello: chi ha voglia di natura, arte e storia, anche in un piccolo borgo autentico del Salento, contatti questi signori al numero 0836.444266 oppure visiti il sito web CCSR.IT e ne resterà contento!

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