Cookie Consent by Free Privacy Policy Generator website Cannole, un museo e l’antica storia di un borgo

Cannole, un museo e l’antica storia di un borgo

Cannole. I piccolo borghi nel cuore del Salento nascondono spesso luoghi come questo, un museo, un angolo della città, che come uno scrigno ne racchiude tutta la sua storia. Così, come in un balzo attraverso una macchina del tempo, visitando il Museo dell’arte olearia e della civiltà contadina, la magia è compiuta. Dedicato alla memoria di  Ubaldo Villani, figura di spicco nella vita 

politica e sociale del secolo scorso, questo luogo è nato grazie alla collaborazione e l’entusiasmo di tanti cannolesi e il lavoro dell’archeologo di città, Cristiano Donato Villani. L’antico frantoio Villani, riportato al suo stato originario, gli fa da contenitore.

Cannole, un museo e l'antica storia di un borgo

Cannole, un museo e l'antica storia di un borgo

In questo grande stabilimento industriale che risale al XIX secolo tutto ciò che era la civiltà contadina del borgo e delle sue campagne è riportata nuovamente alla luce…

Cannole, un museo e l'antica storia di un borgo

…in ogni dettaglio…

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…persino nei “fisculi”, quel tessuto circolare che serviva da “filtro” nella spremitura delle olive.

Cannole, un museo e l'antica storia di un borgo

Sono sopravvissuti anche certi “infissi” originali!

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Ogni oggetto di uso quotidiano, per l’epoca, è riposto accuratamente in vista…

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…il Museo mostra anche alcune foto del secolo scorso…

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Qui sopra, la stalla degli animali che aiutavano gli uomini a lavorare…

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…e le grandi vasche monolitiche, ricavate cioè da enormi blocchi di pietra scavata poi all’interno, che fungevano da contenitore per l’olio.

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Qui sopra un’interessante sezione di macchina per la lavorazione delle olive con una pietra molare.

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In questo frantoio sono rimasti intatti i torchi di ferro e i relativi ingranaggi…

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Bello rivedere poi tutti assieme gli strumenti del lavoro agricolo…

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…partendo dalla classica e affilatissima lama con cui si mieteva il grano…

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…ma nel Museo c’è di tutto e di più!

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Finora abbiamo fatto un viaggio visivo nell’archeologia prettamente “industriale”. Il Museo però ha una stanza in cui ci riporta molto più indietro, attraverso la storia del paese…

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…che vide l’opera dei Cavalieri Templari, prima della loro cancellazione dalla Storia.

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Bellissime le pipe usate dai lavoratori, nel frantoio! Questa stanza è ricca di dettagli di questo tipo. Sotto ce n’è un altro molto particolare…

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…viene dalla cappella annessa al grande insediamento di Torcito, un feudo anticamente noto con il nome di Cerceto, che compare nelle fonti per una distruzione perpetrata dai Saraceni nel IX secolo e per una concessione alla famiglia Castromediano, da parte di Carlo I d’Angiò nel 1274…

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…poi divenuto una masseria fortificata all’epoca delle scorrerie turche in Terra d’Otranto…

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…si trova a pochissima distanza da Cannole, e qui sopra si intravede al termine di una grande strada carraia che vi passa accanto…

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…oltre il muro di cinta, attraversata la carraia che in questo punto in discesa viene chiamata “scisa te san Vitu”, c’è la cappella dedicata al santo. Una cappella che, mi fa notare Cristiano Donato Villani, risulta ancora attiva nel 1750, come si evince dalla presenza del cappellano, tale Don Giuseppe Giacomo Panisi di Cavallino…

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…ne vediamo sopra il manoscritto, tratto dalla platea dei feudatari Gualtieri.

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Torcito è un sito di incredibile suggestione, ben collegato con la viabilità antica attraverso le sue strade, lungo le quali si contano decine di sepolture medievali…

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Fra gli altri reperti, un frammento di croce in bronzo, che lascia ancora supporre la presenza dei Templari…

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…e poi una grande quantità di scarti da macello di animali di vario tipo che qui, dal ‘400 in poi, risultano essere state l’alimentazione corrente: capre, pollame, conigli, maiali e volpi.

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Altra particolarità del Museo, una raccolta consistente di monete sabaude, che i contadini cannolesi hanno raccolto nei campi attraverso gli anni.

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Questo luogo è particolare anche per l’essere uno dei rarissimi frantoi del Salento non ipogei. Quelli sotto terra, infatti, come si dice, sono un’altra storia.

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Ringrazio per questo reportage l’amico Cristiano Donato Villani, i ragazzi del gruppo guide museo e i soci della proloco con il presidente Oronzo Piccinno, ma anche tutti i cannolesi, che con amore e cura certosina hanno contribuito a salvare dall’oblio la memoria storica della loro terra.

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